Era il 1958 e il primo febbraio trionfava a Sanremo la canzone che, negli anni, avrebbe rappresentato l’Italia in tutto il mondo. Il titolo era Piove (ciao ciao bambina) ma tutti, davvero tutti, la ricordano con il ritornello “Volare” e aggiungono canticchiandola “oh, oh,oh,oh”.Lo scorso anno trionfarono a Sanremo i Måneskin e con quella canzone vinsero tutto ciò che c’era da vincere in giro per il mondo e riaprirono le porte canore dell’Italia. Sono due canzoni rivoluzionarie (ognuna per il proprio tempo) e raccontano una favola semplicissima: per riuscire occorre osare e i quattro ragazzi romani insieme a Domenico Modugno hanno osato e sono riusciti a modificare molti assetti. Sanremo è Sanremo e da “Grazie dei fior” a “Zitti e buoni” è passata un’Italia complessa: bigotta e accondiscendente, reazionaria e caritatevole, melodrammatica e spiritosa, furba e incantata, disamorata e dissacrante. Non sempre le canzoni vincitrici erano le migliori ma tutte, proprio tutte rappresentavano il paese come una fotografia istantanea di quell’attimo. Da “Tutte le mamme” di Consolini del 1954, a “Non ho l’età” della Cinquetti nel 1964; dalla struggente “Canzone per te” di Sergio Endrigo nel 1968 a “Chi non lavora non fa l’amore” di Celentano. Ci fu un periodo buio, quello del riflusso, dove Sanremo pareva sparito dai radar musicali e televisivi poi (ed era intorno agli anni ottanta) ci ripensarono i Ricchi e Poveri, i Pooh, Cocciante e Ruggeri a far ripartire il festival. Oggi Sanremo è un’incognita. Difficile capire chi vincerà. Non potrà piacere a tutti e non piacerà a tutti. La cosa più stravagante è che tutti conoscono a memoria il ritornello di molte canzoni di Sanremo e fanno finta di non ricordare che quei testi, quelle musiche, son passate da quelle parti. Chiamatele, se volete, emozioni. Buon Sanremo a tutti. E, mi raccomando: non prendetevi troppo sul serio, non siamo mica alle elezioni del Presidente della Repubblica!
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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