pubblicato 18/2/2015
In una capanna in pietra risalente agli albori della civiltà nuragica, situata nei pressi di Cabras e abitata in un periodo compreso tra il 1900 e il 1600 a.C. , sono venuti alla luce dei reperti assolutamente straordinari per rarità e stato di conservazione. Si tratta di alcuni segmenti di intestino animale, della lunghezza complessiva di 25 cm, cuciti su un’estremità e terminanti con una sorta di nodo all’estremità opposta. Questo tipo di reperto, riscontrato per il momento solo in Cina e in Mongolia, classificato dagli esperti nelle due tipologie “condonium nodulatum” e “condonium solutum” (a seconda che compaia il nodo insieme alla cucitura o solo la cucitura), sposta all’indietro l’inizio delle misure per il controllo non cruento delle nascite, da parte delle popolazioni di area mediterranea. Finora si riteneva che tali pratiche, rientranti comunque nella sfera medico-religiosa, fossero appannaggio –in epoche remote- solo di alcune popolazioni orientali e, per il bacino del Mediterraneo, degli Egizi. Ora questa scoperta spruzza una nuova luce sul nostro passato remoto, assegnando ai primi sardi il primato per quanto riguarda la procreazione responsabile e lo studio della demografia. Risulta infatti chiaro che solo una civiltà altamente autoconsapevole e in grado di studiare al proprio interno determinati fenomeni, abbia poi gli strumenti necessari per contenere –nella fattispecie- pericolose derive demografiche potenzialmente in grado di spazzare via interi villaggi. Al momento gli archeologi, oltre che sull’analisi dei “preservativi”, sono impegnati a risolvere anche un piccolo rompicapo. Sembra infatti che nello stesso scavo, ma da strati inferiori e dunque ancora più antichi (si pensa che riguardino il periodo compreso tra il 2050 e il 2020 a.c.), siano venute alla luce delle curiose perline di colore azzurro. Inizialmente si era pensato a pietre colorate facenti parte di monili o miniature in bronzo (di cui comunque non v’è traccia). La sorpresa si è avuta nel constatare che le perline non sono fatte di materiale lapideo ma risultano anzi piuttosto friabili. Nello stesso strato, in varie zone dello scavo anche distanti tra loro, sono venuti alla luce altri reperti curiosi. Pochissimi resti di cibo, innanzitutto, quasi che il mangiare non fosse una priorità per gli abitanti del villaggio, pochissime armi e numerosi oggetti di difficile interpretazione quali frustini, funi, calzari di tessuto a maglie insolitamente larghe e tantissimi cocci di recipienti per la conservazione del vino, di cui, come ormai sappiamo, i nostri progenitori erano probabilmente abili produttori e consumatori. Quello che ancora non si capisce è la relazione tra questi due strati e quelli intermedi, nei quali si sono trovati reperti che fanno pensare che nel villaggio vi sia stato un aumento progressivo e impressionante della popolazione a partire proprio dal 2050, a cui è seguito un crollo notevole dal 2020 in poi, fino ad una apparente stabilizzazione demografica che appare consolidata nel periodo successivo al 1900 a.c. l’età del “condonium”, appunto.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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