Alcune domande, da uomo della strada, a quelli che hanno capito tutto sulla Grecia, magari perché dieci anni fa ci sono andati in ferie per una settimana in un villaggio vacanze. 1) Leggo in rete che il popolo greco è troppo avanti, un campione impareggiabile di maturità democratica, come del resto la sua più antica storia indica. Ma com’è che democraticamente ha accettato, fino a pochi anni fa, politiche economiche vessatorie e repressive? Com’è che questo popolo di ritrova sull’orlo del precipizio, a cinque giorni dal fallimento, se davvero è così avanti? Sarà davvero così sviluppato, nell’eloquente Grecia, quel sistema di pesi e contrappesi dai quali si riconosce un sistema democratico davvero avanzato?
2) Leggo in rete che Varoufakis è un fenomeno. Bene, si parla di un ministro dai modi indubbiamente originali, sulla cui capacità non ho titoli né competenze per pronunciarmi, che ha impersonato una politica di scontro frontale con i padroni del’Europa. Poi, il giorno dopo avere vinto un referendum, si è dimesso a sorpresa. Si è dimesso perché non era gradito a quei padroni dell’Europa che in sei mesi ha combattuto senza requie. Spiegatemela questa mossa, a me che in Grecia manco dai tempi in cui Salvatores girava Mediterraneo: io pensavo che se uno si accolla una battaglia di principio e sostanza così meritoria, debba avere la forza e il coraggio di condurla fino in fondo. Se ci si dimette da una carica così importante perché non si sta simpatici alla Merkel, si deve anche ammettere che non si è impermeabili a certe ingerenze;
3) Leggo in rete che il referendum è stato un trionfo della democrazia. Bene, io in una democrazia rappresentativa mi faccio rappresentare da chi reputo in possesso di conoscenze e capacità tali da rappresentare i miei ideali e le mie esigenze del momento. Tsipras aveva annunciato un programma governativo ambizioso: proporre di sua iniziativa un referendum sul tema decisivo del salvataggio finanziario, dunque centrale in quelle politiche governative, sembra più la richiesta di conferma della legittimazione popolare ricevuta sei mesi prima e, forse, rivela un segno di incertezza, peraltro umanamente comprensibile. Ci sarà davvero una carica così rivoluzionaria in un sì o un no?
Sono solo domande, sia chiaro, da parte di un uomo della strada. Perché io tutto questo entusiasmo e questa ammirazione non riesco a capirle, mentre vedo benissimo un glorioso Paese che sta per esplodere.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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