Questo pomeriggio alle 17,30 andrò al centro Auser di Sassari, in via Tintoretto, alle spalle del Sacro Cuore, per sentire parlare di Trapadè. Ne parlerò anche io, sotto l’ala vigile di Tore Sanna, il biografo, l’esegeta di questo vagabondo morto negli anni Sessanta in una casa di riposo di Buddusò dopo avere imperversato per anni nelle strade della Sassari vecchia, quella che racchiude il meglio e il peggio del nostro umore. Trapadè era povero, infelice e spietato. Ed era fiero, altero e coraggioso. Era stato un eroe della Grande Guerra, una palla crucca gli aveva fracassato un braccio e quando era tornato a casa per riprendere a fare il fabbro, si era accorto che non poteva più. E allora era sceso in una nuova trincea, quella del vino. Non lo aveva aiutato a uscire da questa sua seconda guerra, che si sappia, neppure suo cugino, un prete con i gradi, un pezzo grosso della curia vescovile. Magari se ne vergognava, non so, stasera chiederò meglio a Tore che di Trapadè sa tutto. Trapadè vuol dire quaglia in sassarese. Gli avevano appioppato questo nomignolo quando era ancora un soldato in guerra. Perché come la quaglia stava appiattato in un nascondiglio mentre i cacciatori si aggiravano lì intorno senza sospettarne l’esistenza. La quaglia salta fuori all’improvviso e fugge volando via, Trapadè invece saltava fuori all’improvviso e faceva fuori i crucchi. Sino a quando uno di loro non ha fatto fuori lui. Non subito, a poco a poco, impiombandogli la mano che gli serviva per lavorare e condannandolo a una vita di degrado. Tore dice, veramente, che al degrado non lo ha condannato il piombo crucco, ma noi sassaresi, così fieri della nostra ironia, del modo in cui lo abbiamo preso in giro mentre arrancava ubriaco nei vicoli e del modo in cui lui prendeva in giro noi. Ah, che bella, la nostra Sassari cionfraiola che nel suo sarcasmo seppellisce le differenze di classe e i nostri sensi di colpa. E quindi stasera, tra mille risate, ricordi, detti sassaresi e bagni nelle rigatterie di una fanciullezza che vogliamo ricordare innocente e invece magari era crudele, chiederemo scusa a Trapadè. E molto probabilmente lui, stasera come allora, ci manderà tutti affanculo.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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