Il rosso delle bandiere riempiva le città, si cantava e si sorrideva come se non si stesse sulle fredde mattonelle di cemento di una piazza, ma su di un sogno.
Sopra una nuvola enorme che comprendeva tutto quanto di scibile e concepibile facesse riferimento ad un pensiero “di sinistra”, socialista e libertario. Un “comunismo all’italiana”, patrimonio di culture e ceti più marginali, ben integrato con le culture contadine, artigiane ed operaie, le più povere. Esisteva una lotta di classe che pretendeva agli attori anche una dimensione, una locabilizzazione chiara e tangente.
La borghesia era il nemico, il capitalismo il padre suo.
Poi cominciammo a capirci sempre meno, a vedere sempre meno quel taglio, quella netta differenza necessaria a riconoscere una causa o un ideale. I nostri dirigenti, i dirigenti di tutta la sinistra -compresa quella extraparlamentare- ma anche moltissime/i militanti, cominciarono ad assaporare gli stessi agi e il lusso di quella nemica, ad apprezzarli. Cominciarono ad “imborghesirsi”, a somigliare sempre più e ad agire come chi combattevano. A comprarsi le aziende e i maxi-yacht, poi le cooperative, poi le banche. A finire impegati in banca dietro raccomandazione o in qualche ufficio pubblico, sempre con tanto di calcio nel…
Si, là! Che funziona dieci a uno, rispetto ad un “bacio accademico”.
E mentre la sinistra cominciava questa lunga transumanza, dal piano ai monti, la destra non rimaneva mica passiva, entrava nelle fabbriche e nei condomini seminando il suo populismo, stando più vicina di quanto non abbia fatto la sinistra, per troppo tempo, ai problemi del “sociale” e, quando ha governato, ha saputo dare la carota al popolino, lo ha saputo comprare, ed è pure riuscita ad elargire più più bastonate della solita una, per ogni carota data.
Nemmeno quelle “classi”, quei ceti che credevamo scomparsi -perché così ci hanno spiegato per anni mezzibusti e giornalai- stettero fermi, ma cominciarono a vedere non più di classe il loro problema, non più di lotta e conquista/mantenimeno dei loro diritti la loro missione, ma di alleanza con lo sfruttatore/padrone, unico in grado di garantirgli uno stipendio, anche se da fame. E lo votarono in massa.
La classe operaia va in paradiso, Elio Petri raccontò con quel film quella mutazione in modo magistrale, rivederselo oggi gioverebbe a molti che, nel PD o riferendosi ad esso, o a Renzi, ancora gli abbinano la parola “sinistra” mentre quelle classi, che invece esistono eccome e se ne stanno allargando i confini e le distanze, vivono tutte un vero e proprio inferno.
E non ce li sta cacciando Berlusconi.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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