Il sogno era di vivere e superare il confine tra Turchia e Grecia, tra Turchia ued Europa. Tempo fa ho letto un interessante libro su un viaggio in Grecia, quella delle persone, della quotidianità, della crisi economica e tale lettura ha contribuito ad alimentare la mia curiosità. Sono sempre stata attratta dai confini e da come in essi si fondino gli incontri e gli scontri, sul come da essi si declinino le sfumature e si evolvano lentamente le differenze. Per questo ho camminato tra la Turchia e la Grecia, a piedi, con una gioia immensa. Siam partite un po’ a caso, Laura e io.
Prima tappa è stata la turca Edirne, città della Tracia che in molti chiamano ancora Adrianopoli. Antica capitale dell’impero ottomano, si trova a pochi chilometri dalla Grecia e dalla Bulgaria. Siamo arrivate nel tardo pomeriggio, dopo un viaggio di circa 5 ore (e forse più) in autobus. Il sole tramontava e donava al paesaggio una luce primaverile bellissima, quella da notti infinite. Purtroppo era troppo tardi per oltrepassare la frontiera e abbiamo dormito a casa di un ragazzo, dottorando in letteratura turca. Ci ha offerto un ottimo durum e parlato con affetto di questa calma e graziosa città confusa tra Europa e Oriente, dove i menù son scritti in 4 lingue diverse e tre alfabeti differenti… Il nostro couchsurfer non ha mai conosciuto l’estero, sognau un viaggio in Inghilterra e di parlare fluentemente l’inglese. Ci ha portato sul ponte del fiume Evros (perché io lo desideravo fortemente) da cui abbiamo avuto la possibilità di ammirare un’immensa luna specchiarsi nelle sue acque. Di lì a poco inizia l’Europa e io ho provato una profonda tristezza nel pensare a quel punto come un limite, come un divieto per i non europei, come una prigione. E’ questa una zona particolare. Una porta d’Europa a cui non si pensa. O, per lo meno, in Italia non si è parlato e non si continua parlare dei disperati provenienti da Turchia, Siria, Afghanistan, Pakistan e Bangladesh etc. che, attraverso l’Evros e una lingua di terra di circa 12 chilometri, tentano l’ingresso in Europa. E’ una zona che ha da raccontare sofferenze e speranze. Nel 2012 lo stato greco ha iniziato la costruzione di un muro nei 12 chilometri di terra che corrono lungo il confine con la Turchia…
per saperne di più
La giornata inizia presto e prima delle 9 siamo già per strada. Facciamo colazione in un bar del centro, da un signore gentilissimo. Poi, di corsa, a visitare la moschea Selimiye, commissionata dal sultano Selim II e costruita dall’architetto Mimar Sinan fra il 1568 ed il 1574. Viene considerata tra i più importanti esempi di architettura ottomana e paragonata, per bellezza e maestosità, alla moschea Blu di Istanbul. E’ una giornata meravigliosa di sole caldo, la città regala la calma e serenità di un piccolo paese, nonostante i suoi 140mila abitanti e il trascorrere delle ore avviene lentamente. La sensazione di pace ci accompagna nel bazar coperto antecedente la moschea e nella moschea stessa, al cui interno siamo in pochissimi, così da poterne godere la sua bellezza in tranquillità. Facciamo una bella passeggiata per la via principale, quella ricca di negozi, di persone e io ho la netta sensazione di essere in un luogo ibrido, a volte Turchia, altre qualsiasi cittadina del Mediterraneo. Prendiamo un taxi, così come consigliato per raggiungere Pazarkule, contrattiamo il prezzo e via… Pochi minuti e siamo lì, davanti a mitragliatrici, militari e fili spinati a farci timbrare il passaporto e a fare il salto tra Turchia e Grecia. Camminiamo per qualche centinaio di metri e poi si ferma un docente universitario di Orestiada, la città greca che vogliamo raggiungere. Lui insegna matematica e ci accompagna in città, incuriosito dalle motivazioni della nostra visita. Ci dice che la città non ha niente da offrire e, a bassa voce, che prima si viveva bene, ma adesso la crisi finanziaria ha cambiato le cose. Ci lascia nella piazza principale, prendiamo un cappuccino al sole e io rinasco! Ci rilassiamo per poco meno di un’ora, facciamo una passeggiata per le vie squadrate di questa città di passaggio, giovanissima, costruita ai primi del Novecento quando i cristiani dell’Anatolia (circa un milione e mezzo di persone) vennero trasferiti in Grecia, mentre i cittadini greci di fede islamica (circa 300mila) furono trasferiti in Turchia, in seguito al trattato di Losanna, nel 1923. In città girano tantissimi militari, le case sembrano abbastanza nuove e ben tenute, ma il baretto davanti alla fermata degli autobus è ricchissimo di donne anziane che hanno stampato in volto la semplicità dei paesini da cui provengono e nei quali son dirette. Decidiamo di non fermarci oltre. Compro una focaccia deliziosa con olive e pomodori, sale e olio (e rinasco ancora una volta!) e via sull’autobus verso Alessandropoli. Due ore di viaggio attraverso le verdissime terre greche e vari minuscoli paesini arriviamo a destinazione. Chiediamo in giro alla ricerca di un albergo semplice, poco costoso e vicino al centro. Ne troviamo velocemente uno prossimo alla stazione, davanti al mare, che sarà la nostra dimora per 3 giorni. Alessandropoli, città sul mare di 66mila abitanti, sembra la classica cittadina per le vacanze con locali accoglienti e moderni, tantissimi negozi, ristoranti e alberghi. C’è movimento per strada e tanti giovani. Lo spettro della crisi, però, aleggia nelle espressioni degli abitanti che, nonostante l’estrema gentilezza, lasciano trapelare un velo oscuro di preoccupazione. Passeggiamo sul lungomare, scendiamo al porto, in spiaggia e respiriamo a pieni polmoni l’aria dal forte profumo di sale. Guardiamo in lontananza l’isola di Samotracia. Mangiamo con gusto pesce fritto, insalata greca e non lasciamo nemmeno una goccia d’olio in nessuno dei vari piatti: troppo, troppo prezioso! Ci siam recate a Feres, paesino a pochi chilometri da Alessandropoli, per visitare la sua antica chiesa greco-ortodossa di Panagia Kosmosoteira, risalente al 1152. I dipinti alle pareti, opera della Scuola di Costantinopoli, sono in forte degrado, ma lasciano ancora godere la loro armonia e delicatezza delle forme e dei colori. E poi il delta del fiume Evros, delicata zona umida, parco nazionale. L’autobus ci ha lasciate in prossimità dei resti della città romana termale di Adrianopoli. Avanziamo un poco, superiamo un piccolo ponte e raggiungiamo il centro per le escursioni. Con un furgoncino abbiam percorso qualche chilometro ed ecco, in lontananza, fenicotteri, pellicani e tanti altri volatili. Prendiamo una piccola barca di legno e raggiungiamo un’isoletta nella quale scendiamo per fare una breve passeggiata. Dopo l’escursione ci lasciamo suggerire una casa di campagna che funge anche da ristorante. Ci accolgono con grande calore e ci preparano dell’ottimo pesce freschissimo, polpi e insalata innaffiati da un vino bianco frizzantino, con un retrogusto particolare. Terminato il pranzo, attendiamo sul ciglio della strada che passi l’autobus. Dopo 15 minuti d’attesa c’incamminiamo verso Loutros paese deserto, con un unico personaggio particolare in giro per strada a bordo di un motorino scassato… Rientriamo ad Alessandropoli col desiderio di visitare l’isola di Samotracia il giorno seguente, ma purtroppo a causa di orari strampalati che mal si sposano con la necessità di rientrar presto a Istanbul, dobbiamo ahimè rinunciare…
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.018 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design