Il 18 dicembre del 1983 il disco più venduto in Italia (tra 33 e 45 giri) era Flashdance, la colonna sonora originale dell’omonimo film e la canzone era interpretata da Irene Cara. Il lungometraggio divenuto un vero e proprio cult vedeva come protagonista principale Alex Owens magistralmente interpretata da Jennifer Beals. Il mio approccio con il ballo è sempre stato disastroso (più o meno come quello con la matematica) e quando ai miei tempi si mettevano gli “svelti” (in contrapposizione ai più facili e meno impegnativi lenti) puntualmente mi accomodavo in panchina. Ero più portato alle parole o ai silenzi. Ricordo l’organizzazione di una festa per il finanziamento alla gita di maturità (penso si facciano ancora) dove fui interpellato per alcune musiche ma venni completamente escluso dalle scelte legate all’allora nascente disco-music. Flashdance rappresenta per me un film bellissimo e struggente, una favola facile facile dove attraverso una passione si raggiungono vette altissime. Non ho mai cambiato idea riguardo la musica “svelta” e continuo a non frequentare le discoteche da me ritenuti luoghi dove si urla anche per salutarsi, però certi passaggi musicali hanno finito per essere strumento di vitalità nelle mie strade intersecate da molta musica. Ci penso spesso da quando ho ripreso a trasmettere all’interno di una radio. Scelgo sempre le canzoni con estrema attenzione: mi servono per parlare di qualcos’altro, per accennare a storie sociali, a racconti di vita trascorsa, a dolci evasioni buone per accompagnare la mente verso i ricordi. Piccole cose. Così l’altro giorno ho scelto “t’appartengo” cantata da Ambra Angiolini. Una scelta decisamente contro corrente. Però mi ricordava la bellezza dei gesti, la spensieratezza e la passione di saper stare sul palco. Un po’ non è la rai, un po’ Flasdance. E l’ho cantata quasi a squarciagola con il microfono spento. Giuro.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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