Se in una classe scolastica un docente tiene una lezione su un qualche efferato delitto di cui si conosce il responsabile, quel docente sa che dai suoi studenti arriveranno, in prevalenza, proposte di rimedi radicali per punire l’autore del crimine.Ucciderlo con lo stesso metodo violento con cui ha eliminato le vittime, giustiziarlo sul rogo, abbatterlo con la fucilazione, decapitarlo e via dicendo.
Il senso della giustizia di un adolescente, non ancora cittadino fatto, sceglie istintivamente la vendetta e rifiuta l’idea della giustizia di Stato, i processi, le garanzie e i diritti riconosciuti all’imputato.
Occorre un lungo lavoro di persuasione per insinuare nei ragazzi il sospetto, non oso dire la certezza, che faide e vendette restano un salto all’indietro nella barbarie e che un morto in più non restituisce alla vita le vittime innocenti.Mette sullo stesso piano, piuttosto, lo Stato ed un assassino. Si indicano ai ragazzi i principi di ogni Stato civile, Beccaria e il Granduca di Toscana, si ricordano Gesù e il massimo insegnamento del perdono.
E questi principi bisogna ribadirli anche oggi, anche dopo i fatti di Tortolì, nonostante l’orrore per quanto accaduto.Bisogna ripeterlo in classe ai ragazzi, con forza e convinzione ancora maggiore.Specie se un importante esponente della politica sarda scrive su Facebook che, se potesse, ucciderebbe a mani nude l’assassino infliggendogli atroci sofferenze.Quando uomini delle istituzioni incitano alla vendetta, quello è il momento di raddoppiare le forze in questo sforzo educativo.Non per redimere quegli uomini delle istituzioni, ma per salvare i nostri ragazzi.Dal fascino dei cattivi maestri, dall’eclissi della civiltà.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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