Non sono mai riuscita a vedere un grammo di folklore nella corrida, ho sempre scorto invece ferocia e disumanità a quintali. Dietro l’aspetto colorato e carnevalesco di picadores, banderilleros e matador si nascondono dei luridi vigliacchi che sventolano il loro presunto coraggio come un vessillo. Quale coraggio, poi? – Quello che serve per sfidare a tu per tu un toro – risponderebbero all’unisono gli stronzi. Eh invece no, boriosi, vi sbagliate. Lo sappiamo in che condizioni viene ridotto quell’animale prima di metterlo al vostro cospetto. Siamo al corrente della vostra pretesa, prima della corrida, che quella povera bestia venga tenuta nell’oscurità più totale e riceva bastonate sui reni con l’intento di opprimerla col dolore. Conosciamo anche l’orribile pratica della massiccia somministrazione di purghe utili per indebolirlo e disidratarlo. I suoi occhi vengono riempiti di vaselina in modo che abbia una visuale confusa e sappiate che non vi gironzola intorno senza farne polpette di voi perché siete abili, ma solo perché non vi vede.
Bella prova di coraggio, la vostra!
Le corna dell’animale vengono spuntate per esporre le loro terminazioni nervose al dolore e le zampe cosparse di acido ustionante in modo che anche il semplice contatto col terreno gli provochi una sofferenza lancinante.
Quando avete il toro davanti non è più un toro: è una bestiola terrorizzata che cerca disperatamente una via di fuga dal dolore.
E oggi, quando ho letto che a Madrid la corrida è stata sospesa dopo che sono stati incornati e feriti tre di voi, beh… io ho gioito! Perché la corrida è un appuntamento dell’orrore, dove il torero è semplicemente un macellaio vestito a maschera. La tauromachia che in mezz’ora riesce a tramutare un animale maestoso come il toro in una bistecca sanguinolenta tra gli applausi di un pubblico esaltato non è spettacolo, no. E’ una merda!
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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