Sono tornati. Stanno alzando muri. Vogliono controllare la scienza e gli effetti del pensiero. Alzano muri e filo spinato. Tengono i bambini a morire di freddo. Esaltano la tortura. Depenalizzano la violenza contro i più deboli. Si esaltano per tutto questo. E poi filmano la gente che annega e la prendono in giro se l’acqua del mare gli entra nei polmoni. La vorrebbero mandare via anche in punto di morte, una morte migliore che tornare a casa. E dicono che non va bene ma che in fondo la gente è esasperata perché c’è chi chiede l’elemosina, e non si può, quando sei seduto in un tavolino all’aperto di una capitale della vecchia Europa, non si può, chiedere l’elemosina. Ad avvisare le autorità che il vicino ospita il profugo in cantina, manca veramente solo un passo.
Sono tornati. Fingono che non ci siano differenze, a parte quella tra loro e noi. Non concepiscono che quella sia solo una delle tante. Per loro è l’unica: loro e noi. Loro sono uguali, noi siamo diversi.
Sono tornati, li vedo da un po’. I più neri picchiano già in gruppo, soprattutto se sei da solo. Fanno sempre gli stessi discorsi e un po’ ne fanno di nuovi. Ma suonano uguali ai vecchi. Credono alle storielle, non sanno leggere ma scrivono.
Non so se si possano fermare, se si fermeranno da soli, se qualcosa li estinguerà, se li rimetterà in cantina prima di un nuovo disastro.
Qual è il trucco? Come hanno fatto a tornare dopo tutto quello che è stato? Secondo me, semplicemente, non sono mai andati via.
Loro sono uguali.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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