Il pezzo che leggete qua sotto, in corsivo, l’ho abbozzato giorni fa perché sono preoccupato: Forza Nuova e CasaPound, entrambe di fede fascista, rischiano di entrare in Parlamento.
Il pezzo doveva intitolarsi: sono usciti dalle fogne.
“Mi dispiace se qualcuno ci resterà male, se pensa che la democrazia ci obblighi a rispettare ogni idea. Per me non è possibile nessuna tolleranza verso chi auspica retromarce verso il Fascismo. Proviamo a capirci. Una democrazia deve dare a tutti, ma proprio tutti, le stesse possibilità di avere un lavoro, un’istruzione, un Welfare, una casa, di muoversi sul territorio, di professare la sua religione, di frequentare chi preferisce, di costruirsi una vita affettiva senza rendere conto a nessuno, di candidarsi a cariche pubbliche, eccetera. Le opportunità che ho elencato e l’idea, utopistica ma condivisa, che vadano offerte a chiunque, è frutto di un percorso storico lunghissimo. È un patrimonio di civiltà per nulla scontato, non è scritto in nessuna legge di natura, poteva non realizzarsi ed è estremamente fragile e recente. Basti pensare che il suffragio femminile fino ai primi del Novecento era presente solo in alcuni paesi anglofoni mentre nella maggior parte degli stati le donne non votavano, e spesso non votavano neanche gli uomini. Basti pensare che ottanta anni fa, non trecento o tremila, il governo Italiano accettava la deportazione di suoi cittadini nei campi di sterminio. Viviamo in una fragilissima e felice superstizione fondata su nulla, ma ci crediamo lo stesso perché è nella democrazia che ci riconosciamo e ci sentiamo umani.
Perciò trovo pericolosa l’ascesa di formazioni come Forza Nuova e CasaPound e trovo sbagliato che siano presenti alle elezioni per il Parlamento. Sono due sigle che si richiamano al Fascismo e sappiamo bene che i fascisti, questa Democrazia, non la vogliono. Per ovvi motivi, raccontano il contrario, ma non la vogliono. Sono, in questo, diverse da ogni altra formazione politica. Si può mettere in discussione la Lega e la sua xenofobia, i 5 stelle e la loro impreparazione, il PD e la sua tendenza a stare sempre più a destra, LeU e i dinosauri della sinistra, Forza Italia e il suo difficile rapporto con la legalità. Ma stiamo parlando di partiti e leaders che, pure quando sparano cazzate o commettono reati, lo fanno senza minacciare la democrazia. Magari la fanno vergognare, ma non la minacciano. La libertà di dire tutto e il suo contrario va protetta da sé stessa e non può, a sua volta, essere messa in discussione. I proclami di certi fascisti e i crimini commessi da altri dovrebbero rendere chiaro a tutti di cosa stiamo parlando: questi, intanto che sognano il ritorno del Fascismo, vorrebbero ridurre le libertà di cui parlavo all’inizio.
E preoccupa il maggiore impegno di noi tutti nel fare le pulci al PD, al Movimento 5 stelle e al Centrodestra rispetto all’attenzione dedicata ai Fascisti. È sintomo di una confusione pericolosa. Qualcuno, affetto in forma grave da questa confusione, fa le pulci all’idea stessa di Antifascismo. È vero, il Fascismo è morto a Piazzale Loreto, dopo aver massacrato gli Italiani con vent’anni di dittatura e cinque di guerra. È vero, a volte l’antifascismo sembra più una moda che una forma di lotta. Ma la trovino loro, i confusi, una parola per definire chi è contro i Fascisti: comunque la si giri, viene fuori sempre lo stesso termine: Antifascista.
Ecco, essere Antifascista per me significa essere contro i fascisti. Si tratta solo di guardarsi intorno e capire chi ci sta e chi no. Il resto sono chiacchiere degne di una normale e noiosa giornata democratica.”
Il pezzo finiva così. Ho esitato a pubblicarlo perché non mi convinceva. Non ho dubbi su quello che ho scritto, eppure non mi convinceva. Così mi sono messo a girare per la rete e ho trovato due pezzi molto interessanti. Il primo è del collettivo Wu Ming: “Pasolini e l’orrore per ogni fascismo”, dove si perculano i tentativi di spostare a destra il pensatore più lucido che l’antifascismo abbia mai avuto. Soprattutto, però, l’articolo ricorda che l’inossidabile antifascismo di Pasolini non gli impediva di esplorare le tensioni e le contraddizioni dell’Italia repubblicana, antifascista per definizione costituzionale ma ancora incline a tollerare zone d’ombra e comportamenti ambigui. Il fascismo era, per PPP, un vizio genetico della provinciale borghesia italiana e, pertanto, sempre pronto a tornare a galla, ad esempio come prodotto del “neocapitalismo”: un fascismo della società dei consumi. Emerge però, nel Pasolini che riflette sulle sue stesse idee, il dubbio che il fascista non sia un essere dannato a incarnare il fascismo da chi sa quale destino. Si interroga, Pasolini, e si risponde che forse al fascista in carne ed ossa sarebbe bastato, per salvarsi, fare esperienze diverse (magari l’incontro con un immigrato, con un omosessuale, con un comunista, dico io), al di fuori dai normali contesti di adesione ideologica all’odio. Un incontro tra persone.
Il secondo pezzo che ho letto è un’intervista su Huffington Post a Eraldo Affinati, educatore e scrittore, dal titolo: “Considero i fascisti come lebbrosi spirituali”. Pasolini non viene nominato, ma la questione della possibile salvezza del singolo fascista attraversa ogni frase del pezzo. Anche qui, non è in discussione l’antifascismo, la lotta, i cortei, le bandiere. Ma è in discussione la loro insufficienza.
C’è un di più, secondo Affinati, ed è la natura umana, capace delle peggiori nefandezze in nome delle più turpi ideologie, ma anche di riscatto. Si deve sperare, secondo Affinati, che un fascista, messo faccia a faccia con uno dei suoi bersagli, riconosca, guardandolo, l’essere umano; che riconosca, per dirla con De Andrè, sé stesso. Sperarci e provarci è il suo dovere di educatore
Ecco perché il mio pezzo mi è sembrato insufficiente. Perché si basa sul presupposto che il fascismo è un male cronico di cui abbiamo bisogno per darci un’identità; della serie: “chi siamo?” “siamo quelli che non possono tollerare il fascismo”. Mentre, probabilmente, siamo quelli che hanno gli strumenti per ucciderlo culturalmente una volta per tutte offrendo, a chi ne è disturbato, prospettive migliori.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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