Avete presente il sole, la sabbia, il deserto di sabbia, i dromedari, le geniali architetture di fango del Mali, in Africa? Avete presente il ritmo della vita che scorre lento, come la sabbia del deserto del Mali dentro una clessidra di vetro? Avete presente la luce abbagliante delle stelle, il volume e la forza suadente della luna in una notte di deserto africano? Avete presente il rispetto della natura delle cose, della natura degli uomini altri, della natura della Natura? Avete presente quanti secoli debbono sedimentarsi sopra altri secoli per coniare qualcosa che possa assomigliare – anche da lontano – alla parola “equilibrio”? Avete presente quando le parole non sono solo carta straccia che avvolge caramelle amare, ma sostanza vitale, linfa di identità che forma l’animo delle donne e degli uomini e li orienta in sentieri di vita quotidiana, sentieri di rispetto verso l’universo altrui, di rispetto verso se stessi, di rispetto verso la parola di Allah?
Ecco, se avete presente almeno un piccolo segmento di tutto ciò, aspettatevi lo squarcio, lo sconquasso, il disastro, l’alluvione e lo sfregio che segue all’arrivo degli uomini che usano Allah e il Corano per la propria Jihad. Timbuctu, dopo l’ingresso e l’occupazione degli jihadisti non sarà più quel colorato, multiforme e variegato mondo capace di reggere molteplici equilibri in equlibrio con il tempo imposto dalla natura della Natura, dal rispetto dell’altro umano, che è sempre cosa diversa da noi, che è e può essere fantasia, improvvisazione, discrezione, autonomia. Ché gli altri, se li si sa cogliere con curiosità, dimostrano sempre capacità di stupirci, nella loro diversità da noi.
La Jihad imposta a Timbuctu la affoga questa diversità, questo desiderio di espressione della propria individualità in quelle mille strade possibili che tutti chiamano “vita”. La Jihad dei miliziani dell’Isis raccontata da Abderrahmane Sissak è una livella che spezza l’arcobaleno possibile nelle possibilità espressive di ognuno di noi e impone una sequenza di divieti che possono sembrare assurdi e irreali ma vanno proprio a cogliere il nucleo e la fonte di genesi dell’espressione di ogni individualità: non si può cantare, non si può suonare uno strumento, non si può fare tutto ciò che gli jihadisti impongono usando il paravento della religione rafforzato dalla forza violenta della minaccia del Kalashnikov.
Perché l’uso della religione, l’imposizione di comportamenti e l’invenzione di usi e costumi islamici ha altro sapore se condito con lapidazioni, proiettili, gogne, violenze perpetrate dall’alto di rapporti asimmetrici con chi non ha dotazioni d’arma. E questo vale per l’Islam come per la Cristianità di altri tempi o di tempi moderni, per l’Induismo come per un certo Ebraismo. Vale per ogni spazio e tempo umano laddove i sacerdoti dell’osservanza di purezza sono i primi a infangare quei principi, ma di nascosto, lontano da occhi altrui. Accade anche qui, nel cattolico Occidente… e non devono essere pochi, i poco puri, se solo tra il 2004 ed il 2013 il Vaticano ne ha «cacciato» 884, di preti, accusandoli di pedofilia.
Ogni devoto di diversa fede ha le sue Tavole dei Comandamenti e contemporaneamente le sue vie di peccaminosa fuga. Gli jihadisti che vietano il calcio parlano di Zidane e di Messi, ma solo in privato, lontano dalle altrui orecchie. Gli jihadisti che vietano il sesso portano il proprio corpo a godere dalla puttana di Timbuctu e, nello stesso tempo, sono capaci – in pubblico – di organizzare lapidazioni per lo stesso umano desiderio. Ma per gli altri, solo per l’altrui orgasmo, ovviamente…
E ciò che in Timbuctu rimane di fantastico, tra le molteplici capacità di resistenza di un popolo oppresso da ciò che assomiglia più all’umana idiozia piuttosto che al fondamentalismo jihadista, è la fantasia dei bambini. Perché giocare una partita a calcio, nonostante la proibizione del calcio dettata dall’umana idiozia jihadista, di fronte agli umani idioti jihadisti, è cosa esemplare, stupenda e ammirevole. Soprattutto se giocata senza il pallone, in una immaginazione collettiva condivisa, resa reale e concreta forza di opposizione a quell’umana idiozia che solo per educazione culturale chiamiamo “fondamentalismo”.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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