Tira vento e fa pure freddo ma non te ne curi. Come un demente seguo a fatica le tue danze furiose che irrompono nei miei pensieri, nelle mie letture, nelle mie scritture, nei miei pasti, nelle mie veglie e nei miei sonni. Dove sei ora? Perché rifuggi la mia mano? Non sopporto il tuo silenzio, quell’illusione di assenza che provo anche quando sei così vicina da poterti guardare negli occhi. Ti sento ma non ti vedo. E quando ti vedo è sempre troppo tardi. Quante volte ti ho rincorsa, quante volte ho aperto speranzoso la mano per vedere il tuo corpo nudo apparire d’incanto, riflesso sul palmo arrossato. L’immane delusione della tua assenza e la sicurezza assoluta della tua presenza mi consumano. Perché io, perchè ora? Incurante, percorri la mia stanza fuori stagione. Sei qua e là, su e giù, lì e qui, zigzaghi, rinculi, piroetti e sfarfalli. Ti poserai, prima o poi, mosca del cazzo.
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