Ci sono delle cose che dovrebbero indignarci, anche solo a vederle, per quello che rappresentano, se avessimo più tempo e spirito critico, e che invece occupano solo fugacemente i nostri pensieri, solo per un istante, per poi tornare in tutta fretta a preoccuparci del nostro nulla e del nostro tutto. Stamattina, in un supermercato poco prima dell’ora di pranzo, gremito all’inverosimile di gente frettolosa e vociante di tutte le età, una coppia di guardie giurate addette alla scorta valori effettuava la leva del denaro dal punto bancomat: sì, quel baracchino squadrato col televisore grigio messo vicino alle casse. Uno era intento ad aprire lo strumento, l’altro a fare la guardia. Fin qui, niente di strano, a parte un fucile nero nero a doppia canna lungo almeno un metro e mezzo – no, forse di più – che quello più grosso dei due, a gambe aperte, vestito come il giorno dello sbarco in Normandia, brandiva fra le braccia a mezz’altezza con sguardo neutro. Ho pagato, messo la spesa nel carrello, e col mio migliore sorriso, – non volevo che mi sparasse- gli ho detto, scusandomi, che mi sembrava un po’ eccessivo armeggiare quel cancello che uccide proprio in mezzo alla gente, fra mamme, nonni e bambini, per difendere solo un po’ di denaro. Mi ha risposto stupito – ma davvero mai scortese- che loro eseguivano solo degli ordini, e che dovevano pur pensare anche alla loro stessa incolumità. Gli ho risposto di avere il massimo rispetto per il loro lavoro, ma che anche solo il possesso di quell’arma da guerra in un posto così affollato mi sembrava di una violenza visiva non sopportabile. – Ma lo sa quanti soldi ci possono essere lì dentro?- mi ha detto, pensando di tagliare la testa al toro. – Mai abbastanza -gli ho risposto- per andare in giro con un’arma così. L’altro, dei due, che trafficava con il marchingegno sputa soldi, mi ha guardato con un’aria di assenso: – Ha ragione, signora, neanche a noi piace, lo sappiamo, ma c’è un’ordinanza della Questura. Non c’era altro da aggiungere, né volevo convincerli di niente, solo manifestare il mio civile disappunto. Ci siamo salutati cortesemente e sembrava essere finita lì. E invece no. Ho chiamato la Questura. Ho chiesto se fosse vero che avessero emesso un’ordinanza, come riferitomi dagli agenti, “che obbliga ad usare un’arma a canne lunghe durante i prelievi dai bancomat”. Così, probabilmente per comodità, ho pensato, per prendere meglio la mira da lontano: metti che uno, col malloppo fra i denti, si nasconda tra il bancone del pesce e quello dei detersivi. Il centralino se ne lava subito le mani (è li per quello): mi passa l’interno del Soprintendente, poi l’ufficio della Polizia Amministrativa, l’Ufficio porto d’armi, ed infine, nientemeno, l’Ufficio di Gabinetto. Paziente, aspetto una risposta. Non sanno niente, né sanno chi se ne occupi, e chi se ne dovrebbe occupare, a detta degli altri, dice che in realtà non se ne occupa. – Comunque, signora, se ci lascia il suo numero le facciamo sapere, perché la cosa ci incuriosisce. Ringrazio. Devono avermi preso per matta. Chissà se mi faranno sapere. E forse hanno anche ragione: solo i matti si preoccupano se vedono un fucile più alto di un ragazzino delle medie ad un metro dal banco delle caramelle, solo i matti si soffermano a pensare a quello che rappresenta. Solo i matti, ormai, non si vogliono abituare al diritto così impunemente sbandierato della difesa del denaro, o della proprietà, o dei confini, esercitato con questa violenza e pericolosità, né – perché è questo il punto di fondo- vogliono restare indifferenti all’inversione dei valori che è in atto nella nostra società. Signori, voi che siete savi, ed in mille altre faccende affaccendati, volevo solo farvi notare: valgono di più le cose delle persone, ve ne siete accorti? Ripensandoci, avrei dovuto dirgli, a quei due ragazzi, miti ma armati fino ai denti, che lo sapevano,- e me l’hanno pure detto- di essere anche loro carne da macello: ragazzi, scusate, c’è stato un errore, ci siamo sbagliati. Ci devono avere ingannato. Guardate che lì dentro – cioè la ragione per la quale avete un fucile in mano, e per cui siete anche disposti, ma solo se fosse necessario, ad ammazzare qualcuno- ci sono solo soldi.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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