Fino a qualche tempo fa su Facebook girava un aforisma attribuito a Einstein «Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido». Per qual motivo mi sovviene ciò? Ora ve lo conto. Spesso sento persone over 60, principalmente donne che si tagliano fuori dalle mirabolanti risorse di internet sminuendo le proprie capacità cognitive, formative e -ive in genere. «Ohoo io sono negata per la tecnologia» Questo mi spiace perché non è vero! Magari un marito capiscione le ha frenate o peggio, loro stesse si confrontano con i nipoti, nativi digitali e si sentono ciofeche in confronto (ma loro la parmigiana buona come la preparate voi, ci sono buoni?). Avete mai osservato perché i bimbi sono “portati” per la tecnologia? Loro semplicemente nella familiarizzazione con l’aggeggio, vanno a tentativi compulsivi e -ivi in genere, cosa che non fanno gli adulti, fino a che non memorizzano le azioni richieste. Gli frega molto ai pargoli se durante i tentativi, sul cellulare di papà, alla domanda “cancella galleria immagini” rispondono sì! Provate a mettere lo stesso bimbo davanti a una capretta per mungerla, mica tutti sono Heidi. Nessuno si sognerebbe di dare del Genio al marmocchio che finalmente azzecca la formina nel foro giusto. Andiamoci piano! Proprio recentemente andava un video su come dei bambini guardino un telefono, di quelli grigi con il disco numerico, come un oggetto non identificato. E al suggerimento «Devi sollevare la cornetta», rispondevano domandando «Cos’è la cornetta?» Le mie considerazioni su ciò che viene detto “naturale” “spontaneo”, non piovono dal cosmo. Già lo fece un certo signor Raskin, noto Jef, che nella vita ha fatto nienteniente che creare interfacce più “umane” nei Mac, inventando le icone quando per accedere a file e software coi PC dovevi digitare stringhe e stringhe e stringhe. O progettando una cosa che a me fa impazzire solo a pensarla: mentre Windows copiava icone e grafiche e non si accorgeva che quel minimo spazio tra il menù orizzontale di un programma e il limite superiore del monitor era di una difficoltà insormontabile per i principianti del mouse (prima di riuscire a centrare ad esempio, la scritta “File” la freccetta sullo schermo si schiantava su tutti i bordi del video), il buon Raskin, sensibile alle fragilità umane, schiaffava l’intero menù orizzontale all’estremità superiore del monitor, senza spazi inutili e difficoltosi per i novizi che potevano schiantar la freccetta e cliccare allo stesso tempo. Scusate la digressione, ma davanti a Raskin… Lui stesso nel saggio “Interfacce a misura d’uomo” smonta il termine di “interfaccia intuitiva”, tutto ciò che viene definito “intuitivo” o “naturale” è in realtà il risultato di conoscenze pregresse, e dimostra il limite del termine riportando i risultati di più test sottoposti a persone che appartenevano al mondo dell’informatica ma che ancora non avevano visto un mouse. Per capire come funzionasse, iniziarono a farlo svolazzare per aria muovendo la pallina posta sotto al dispositivo, un po’ come accade in una puntata di Star Trek (riportata sempre nel libro) in cui un ingegnere torna indietro nel tempo, vede un Macintosh e usa il mouse come microfono per dialogare col computer. Insomma non scoraggiatevi, io ne ho avute di allieve di tutte le età a imparare l’uso di un software di grafica e tra le più giovani che mi guardavano annoiate come fossi una borsa tarocca di Luì Vittò e sessantine, settantine e ottantine, eravate voi a raggiungere i voti migliori e non per simpatia. E magari potreste essere una saggia risorsa del web in mezzo ai tanti portatori di odio che riempiono di cianfrAsaglie i propri commenti. C’è bisogno di nonne multimediali che davanti a insulti, offese e parole pesanti, tirino ai giovani (o meno) crani, delle belle ciabattate. Virtualmente, eh!
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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