Una farsa così gigantesca, così tragicomica, non me la sarei mai sognata. Gente che si bisticcia per presepi a scuola, ridicoli sondaggi online sulle tradizioni cristiane, opinionisti di grido, tipo Gramellini, che si impegnano nella più stucchevole fiera delle banalità. Ma neppure Edoardo De Filippo, avrebbe potuto immaginare, in quel capolavoro della psicologia familiare che è Natale in casa Cupiello, che l’Italia sarebbe sprofondata in una così gigantesca farsa. Te piace o presepe? Tutti a difendere le tradizioni cristiane, tout court. Naturalmente, con la chiosa pretestuosa: ci sono i “loro”. I “loro e i “noi”. Peccato che a loro, agli immigrati, dei presepi, dei crocifissi, che ci siano o no, non gli frega nulla, hanno ben altro a cui pensare. Come direbbero in Campidano, tutto noi stiamo facendo. “Se a loro non stanno bene le nostre tradizioni cristiane, che se ne vadano!” Ma nessuno di loro ha mai detto che gli sta male un presepe, o un crocifisso! Lo stiamo dicendo noi, e lo diciamo in totale e pervicace mala fede. Per attaccare briga, è chiaro, per strumentalizzare un sentimento di ostilità pretestuoso. Ripeto: peccato che a “loro”, del nostro presepe, non gli frega proprio nulla, è un problema tutto nostro, che ci sia o non ci sia. Una gigantesca farsa, un parlare sul nulla, dall’invenzione della bufala del Preside di Rozzano, alla visita del Vescovo nella scuola di Sassari. Io, ad esempio, personalmente, vorrei che a scuola si facesse meno religione e più educazione fisica. Non è possibile? Bene, faccio fare sport ai figli e non li mando a catechismo. Semplice no? Senza rompere il cactus a nessuno. Volete educare i vostri figli ad una maggiore spiritualità cristiana? Benissimo. Senza rompere il cactus agli immigrati, che non vi stanno proprio cercando, ci sono un sacco di meritorie iniziative che la Chiesa propone, per coltivare la spiritualità vostre e dei vostri figli. Fatele! C’è la Caritas, ad esempio, che lavora per garantire ai poveri un buon pasto caldo a Natale, e non sarebbe male, ad esempio, fare una esperienza di volontariato, se proprio volete coltivare la vostra spiritualità. La verità è un altra. Ci stiamo attaccando a queste tradizioni che in realtà non sono altro che ritualità vuote di contenuti. Abbiamo perso la nostra reale spiritualità, quella vera, quella profonda, e cerchiamo di dare la colpa a qualcuno, ad un capro espiatorio, che sia una scuola o il povero immigrato che non c’entra nulla. Guardiamoci, a Natale. Folle di persone impazzite vagano come disperati intasando il traffico nel delirio collettivo degli “ultimi giorni”. Bisogna fare in tempo per gli ultimi regali, per gli addobbi, per le abbuffate che arriveranno. La domenica mattina, le auto si incolonnano verso le città mercato, luoghi indistinguibili, dove la folla si accalca sull’ultima offerta, o sul giocattolo inutile da regalare, quello che durerà pochi giorni e diventerà presto un rifiuto da discarica. Le Chiese la domenica mattina? Semivuote. E il Vescovo ci credo che alla fine è costretto a farsi ricevere dalle scuole, che è pure stufo di contare le solite vecchiette devote, vorrebbe vedere qualche giovane. Ci stanno i bambini, invero, quelli che grazie a cresime e comunioni fastose bottinano cascate di inutili regali in ricevimenti che ormai sembrano matrimoni. Bella spiritualità. Naturalmente, ridiamo della religiosità degli altri popoli. Li prendiamo in giro. Li mettiamo nel calderone del fondamentalismo, anche quando è semplice e coerente spiritualità. Andateci in Chiesa, la mattina, se proprio volete accontentare il vescovo. Almeno, le Chiese, sono Luoghi. Luoghi con una storia, delle manifatture umane, persino delle opere d’arte. Andateci in Chiesa, come ha suggerito, meritoriamente, il collegio dei docenti della scuola di Sassari. Bravi. Meriterebbero tutto il nostro plauso, invece delle critiche. Ma che scherziamo? Vogliamo parlare di tradizioni cristiane? Ma quali? L’albero di Natale è una sopravvivenza pagana, mal sopportata dalla Chiesa, e le abbuffate, i regali, i giocattoli, sono davvero tradizioni cristiane? Siamo drogati dal consumo, dentro un mondo che ci ha trasformati in oggetti mercantili, in automi privi di coscienza, dove non abbiamo nessuna pietà per il povero o il diverso, e lottiamo contro quel poco di umanità che residua, affogandolo nel nome del Signore, cercando di non farlo respirare. Che dobbiamo fare le compere, e non abbiamo tempo. Te piace o presepe? No, nun me piace o presepe.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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