C’è chi tira le somme alla fine di ogni anno, periodo “standard” di inventari e di riflessioni, il mistico passaggio del Tempo, del quale pensiamo di esserne padroni, di poterlo ingabbiare in confini limitati dalle nostre ore, giorni, mesi ed anni, illudendoci di riuscirci davvero ma lui scorre e passa, come il vento, non lo fermi con tre lancette o un display.
E di anni ne ha attesi almeno venti, la Signora Luciana Riccardi, prima di prendere una decisione che ho trovato di una Dignità e di una Coerenza ammirabili.
Venti lunghi anni dove si è atteso invano di conoscere la verità, o anche solo parte di essa, su di un fatto che ha scosso l’Italia tutta, su un fatto sul quale girano tuttora le ipotesi e le teorie più ricorrenti di questo lungo periodo. Le liaison fra potentati industriali, mafie internazionali e apparati di governi e stati ma sulle quali luce non fu mai fatta.
Venti lunghi anni nei quali si è continuato ad istituire, annualmente, un premio del quale Luciana Riccardi ha sempre sentito, vissuto e partecipato l’essenza, essendo esso istituito e dedicato alla “ricerca della verità nell’informazione”, una essenza che dopo venti lunghi anni, evidentemente, non è riuscita a riconoscere, a trovare, tanto da decidere di abbandonarne ruoli e partecipazione.
Il premio è quello dedicato ad Ilaria Alpi, figlia di Luciana Riccardi e del defunto (senza conoscere la verità alla quale quel premio è dedicato) Giorgio Alpi, sorte che teme toccherà anche a Lei, Luciana. Alla quale è costata davvero tanta forza e tanto dolore, riaprire ogni anno per vent’anni quella ferita mai richiusa senza trovare il senso, il significato di quelle fatiche e di quella sofferenza come spiega sulla sua lettera, scritta insieme al suo avvocato, nella quale espone ragioni e motivi delle sue dimissioni. Lettera che Luciana Riccardi Alpi aveva indirizzato esclusivamente agli organi ed enti al premio collegati e competenti ma che, fotocopiata e, in forma anonima, un qualche viscido e non idenficabile personaggio ha inviato a svariati organi di stampa e che la Signora Riccardi-Alpi non ha potuto che confermare, commentandola così: “non capisco questo gesto meschino: non l’ho capito. Mi dispiace per questo, mi fanno pietà, quella brutta, la trovo una cosa molto meschina“.
Le ragioni della madre di Ilaria Alpi, in quella lettera, sono ragioni pesanti che più di un dubbio fanno sorgere in merito a moltissime commemorazioni, premi o eventi che si ripetono di anno in anno, distanti, spesso astrusi, dai valori e/o principi che dovrebbero rappresentare. Luciana si chiede, pur ringraziando tutti per la riuscita e per il lavoro sin lì svolti, come si possa continuare a celebrare in nome della Verità, un fatto come quello accaduto a sua figlia Ilaria e al suo collaboratore Miran Hrovatin, sul quale di Verità non se ne è vista nessuna? Questo il senso delle sue parole, il succo di venti lunghi anni di attesa, 1994/2014, di celebrazione del nulla, pur con la Dignità e con l’Educazione che solo chi è padrone ed esempio di entrambe può esprimere.
Parole attraverso le quali Luciana abbandona un ruolo che si potrebbe definire “marginale”, in quel premio, ma col suo semplice e sofferto gesto fa molto di più, cancella in un colpo tutte le ipocrisie, portandosi via la credibilità, la passione e, in fondo, le ragioni stesse dell’esistenza di quel premio.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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