Alexis Tsipras ce l’ha fatta. Ancora non si sa con quale margine e credo sia ancora in forse la maggioranza assoluta. Ma ha vinto, e questo è un fatto importante e per certi aspetti destabilizzante, spero in modo salutare, per tutta l’Europa.
Io di Tsipras so poco. Ricordo con rabbia lo spettacolo ridicolo offerto dalla pattuglia nostrana che si era mossa per sostenerlo, l’anno scorso. Di quell’ennesimo rito necrofilo all’italiana ricordo sostanzialmente quattro cose: 1) la presenza di tutti quegli zombie, 2) il passaggio nel tritacarne dell’ipocrisia dell’unica personalità positiva e solare di quella campagna, Paola Bacchiddu, 3) il risultato miserevole ottenuto e 4) la figuraccia ricaduta sulle teste di tutti i partecipanti al progetto, in seguito al voltafaccia della Spinelli, che prima aveva detto che in caso di elezione avrebbe rinunciato al seggio in Europa, e una volta eletta ha preferito la poltrona alla coerenza, tenendosi il seggio e l’indennità.
Puntualissime stanno già arrivando le prime dichiarazioni da parte delle solite mummie. Per ora ho sentito Cuperlo, Fassina e Vendola, ma aspetto come fosse Equitalia anche Civati. L’idea nuova che stanno lanciando è quella di un cantiere della Sinistra italiana. Tanto per cambiare. L’idea è allo stesso tempo giusta e banale. È banale perché lo ripetono ogni volta che altrove succede qualcosa di sinistra. È giusta perché credo sia il minimo che possa capitare quando inizia una rivoluzione o anche solo un grande cambiamento: le forze sociali e politiche interessate si cercano, si parlano, si incontrano, si coalizzano… e perdono. Prima c’era il Muro, e vabè, e si perdeva con gloria. Dal 1994 invece i leaders della sinistra italiana hanno cominciato a perdere con disonore, o a vincere per finta. Per vent’anni ci hanno costretto a subire il Berlusconismo. Lo dico con cognizione di causa. Ce l’hanno fatto subire perché non sono stati capaci di costruire un’alternativa credibile e quando l’hanno fatto (due volte con Prodi) poi non sono stati capaci di restare in piedi. Sono stati incapaci. Ma ce l’hanno fatto subire anche perché l’elettorato che avrebbe dovuto votarli al Nord e al Sud, la classe operaia, si è spostato in modo significativo sulla Lega e su Forza Italia. E per vent’anni questi leaders hanno inseguito la figura di Berlusconi come si fa con un incubo. Peggio di Achab con Moby Dick. Stasera, mentre scorreva il sottopancia con i risultati di Tsipras, ho sentito Vendola dire che occorre fare un cantiere della Sinistra per sconfiggere Renzi. Ho capito che siamo fatti in mano, ma forse ancora per poco. Hanno trovato un altro capodoglio; Renzi è il loro nuovo Moby Dick.
Oggi Alexis Tsipras ha parlato in piazza, ad Atene. Davanti a lui c’erano migliaia di persone in festa.
A un certo punto ha detto queste parole: “Oggi il popolo della Grecia ha fatto storia. Perché la speranza fa la storia”.
Ecco cosa manca dal 1994 alla sinistra italiana: la speranza.
E invece io spero. Spero che Renzi riesca a far sparire dalla scena politica tutti i D’Alema, i Vendola, i Cuperlo, i Bersani e, se non la smette di tentennare, anche i Civati. Perché la scomparsa di questi leaders inutili è l’unico modo per rendere possibili anche in Italia una Syriza e uno Tsipras.
Diversamente continueremo a sentire la parola sinistra in bocca a gente che non ha paura del suo futuro, perché di un futuro corto come il loro c’è poco da aver paura. E troppa gente, compreso il sottoscritto, oscillerà tra il non voto e il voto a Renzi, giudicandolo meno peggio del nulla di Grillo o della muffa dei soliti condottieri tristi.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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