L’altro giorno ho intravisto navigare nei mari della Costa Smeralda un politico sardo di una certa fama, al momento privo di ogni incarico istituzionale per effetto del destino cinico e baro. Stava al timone del suo yacht, barca di una stazza considerevole. Mi è subito balzata al cervello una domanda retorica, ma dalla logica incontestabile, rivolta anni orsono al mondo politico da Silvio Berlusconi. Si chiedeva, Berlusconi, come certi politici che con la politica si erano sempre mantenuti potessero permettersi un tenore di vita tanto elevato, certamente al di sopra delle loro possibilità. Era abbastanza evidente il riferimento a Massimo D’Alema che, proprio in quel periodo, veleggiava su e giù per il Mediterraneo al comando del suo maestoso veliero Ikarus. Per quanto generosi, neppure i mensili di un parlamentare bastano a garantire certi lussi.
Il politico sardo al timone è uno di quelli che dalle indennità istituzionali si è sempre guadagnato da vivere. Ufficialmente non risulta abbia fatto altro nella sua vita, se non saltare da una carica istituzionale all’altra. Lautamente retribuite grazie ai versamenti dei contribuenti.
Sono tra i pochi a credere che un rappresentante eletto debba essere adeguatamente retribuito e debba poter vivere più che dignitosamente, senza assilli. Non mi piace l’idea di chi vorrebbe azzerare i costi della politica, trasformandola in un club per soli ricchi. Però, devo ammetterlo, ho anche pensato: che cazzo c’entra una barca con le indennità di carica? L’indennità serve al politico a vivere dignitosamente per la durata del suo mandato, non ad accumulare risorse tali da poterci comprare un mezzo così costoso. Ho pensato che quell’elegante scafo dovesse essere anche un po’ mio e forse potrei pretendere di salirci, per una gita. Se fai queste domande ti rispondono che sei un provocatore, un comunista, un invidioso, un fallito eccetera eccetera. Ma non importa, a me resta la convinzione che la politica non debba essere una cassaforte, un’assicurazione per la vita. Comandare è meglio che fottere, pare dicesse il Divo Giulio. Ma a me pare che buona parte di questa gente resti avvinghiata alla poltrona in quanto unica possibilità di mantenere barche, fuoriserie e case al mare. Non si stancano mai di fare propaganda e se l’elettorato volta loro le spalle un posto di sottogoverno lo strappano sempre. E comunque loro possono fare entrambe le cose: comandare e fottere, sulla terraferma o in mare aperto.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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