Certo che è importante avere un lavoro fisso. Certo che bisogna essere puntuali e pagare le bollette prima della scadenza. Ed è ovvio, è giusto, che se la macchina ha una spia fissa accesa sul quadro bisogna portarla subito a controllare. Certo, certo, e se il vicino di casa si comporta male, non è che per amore del quieto vivere lasci perdere sempre; no, certo, a un certo punto vai lì e gli fai un casino, a costo di arrivare alle mani ma ti fai rispettare. Certo. E poi, mentre corri, ti dicono “Sai, ho saputo che il figlio piccolo di Alberto ha un tumore. Cicciolo, ha nove anni”. Oppure: “Marina è vedova, sai, e ha un figlio in sedia a rotelle, e sta perdendo il lavoro”. E per finire: “Ma hai saputo di Franco?” “Cosa?” “Che non lo trovano. È andato a pescare ieri e non è tornato. Hanno trovato la borsa sugli scogli”. “No, non lo sapevo”. No, non lo sapevi.
Certo. Tutto è importante, maledettamente importante: scadenze, vicini, lavoro. E anche quando ti dicono di Marina, di Franco e del figlio piccolo di Alberto, tu il giorno dopo, un’ora dopo, rimetti la testa sotto e riprendi a occuparti delle bollette che scadono domani, del lavoro che non sarà per sempre, del vicino rompicoglioni. Ma quando alzi la testa dalla schiuma, quando guardi un po’ più lontano, dove il rumore dei tuoi denti che stridono non arriva, dove il prato del tuo vicino sembra più che un’utopia una pia illusione, e vedi che razza di campo di battaglia c’è tutto intorno, che razza di montagne di dolore e che razza di salite inespugnabili, in quel momento magari respiri, magari ti fai una domanda sul senso profondo di una bolletta. A quel punto puoi anche rimettere la faccia nella schiuma, stando attento a respirare bene e a non prenderti molto sul serio. Almeno quello.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
Mi dispiace, ma io so’ io e voi non siete un…. (di Giampaolo Cassitta)
Cutolo e l’Asinara (di Giampaolo Cassitta)
Mi ami? Fammi un riassunto. (di Giampaolo Cassitta)
Cari radical-chic guardate Sanremo e non fate finta di leggere Joyce. (di Giampaolo Cassitta)
Sanremo, Italia.
La mia ora di libertà (di Giampaolo Cassitta)
A vent’anni si è stupidi davvero. A 80 no. (di giampaolo Cassitta)
La musica ai tempi del corona virus: innocenti evasioni per l’anno che verrà. (di Giampaolo Cassitta)
Capri d’agosto (di Roberta Pietrasanta)
Il caporalato, il caporale e i protettori (di Mimmia Fresu)
Marshmallow alla dopamina (di Rossella Dettori)
377 paesi vivibili (di Roberto Virdis)
Per i capelli che portiam (di Mimmia Fresu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 17.663 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design