Poche sere fa ho conosciuto un magistrato che negli ultimi mesi ha indagato sull’attentato di Piazza della Loggia, avvenuto nel 1974 a Brescia e che lasciò otto vittime sul terreno. Abbiamo ovviamente parlato di quella vicenda, anche perché solo un mese fa si è arrivati ad una sentenza di condanna per due degli accusati. Ma abbiamo soprattutto parlato di stragi di Stato, dei depistaggi e dei favoreggiamenti ad opera dei servizi segreti. Questi pensieri mi hanno riportato alla mente un annuncio di Matteo Renzi, vecchio di quasi un anno e mezzo ma dai più dimenticato: l’abolizione del segreto di Stato dai fascicoli di quelle stragi rimaste avvolte nel mistero. Per farla breve, si disponeva che dagli archivi militari tutto il materiale riguardante gli atti terroristici venisse trasmesso all’archivio di Stato. Val la pena ricordare che, secondo l’annuncio del premier, si prometteva totale trasparenza per i fatti compresi tra la bomba di Piazza Fontana, datata 1969, e l’attentato al Rapido 904 di quindici anni dopo, passando per la carneficina alla stazione di Bologna e per il disastro di Ustica. Ed è bene precisare che solo uno, tra questi atti di terrorismo, ha un responsabile reo confesso: si chiama Vincenzo Vinciguerra, era un neofascista e ha confessato di avere innescato l’autobomba che nel 1972, a Peteano, uccise tre carabinieri.
L’annuncio di Renzi è datato 22 aprile 2014. Ebbe naturalmente le prime pagine di tutti i giornali e telegiornali, ma suscitò anche lo scetticismo di chi lo ritenne aria fritta, per motivi pratici e giuridici. D’Alema, ad esempio, sostenne che il segreto di Stato non esisteva più, per legge, dal 2007, altri garantirono che nulla di nuovo sarebbe emerso, per le reticenze e il caos di quegli archivi da cui avrebbero dovuto essere estratte le sensazionali rivelazioni. Ora, però, è passato un anno e mezzo da quell’iniziativa. Sfumate le immancabili discussioni che nell’immediatezza ne sono seguite ed il solito gioco delle parti politiche, i tempi sono maturi per tracciare un bilancio sulle verità emerse grazie a quel provvedimento del Presidente del Consiglio. Voi sapete qualcosa in più sulle cosiddette stragi di Stato? Vi risulta che uno solo di quei misteri sia stato dissipato o che qualche elemento nuovo abbia arricchito il già conosciuto, su quei fatti? No, finora non è servito a nulla: quel che segreto era, segreto è rimasto. Ecco le conclusioni di Aldo Giannuli, storico ed esperto della materia, che aveva espresso le sue perplessità sin dal primo momento: http://www.aldogiannuli.it/fallimento-apertura-degli-archivi/
L’annuncio, alla prova dei fatti, si è rivelato un bluff. Ma qua non si tratta di abolire l’Ici o l’Irap, qua si gioca sul sacrificio di decine di morti innocenti.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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