Quando un sindaco deve ammettere che qualcosa non va, nel suo Paese, quasi automaticamente scatta lo scaricabarile: è sempre colpa della Regione, dello Stato, dell’Europa. Spesso i sindaci hanno ragione, altre volte il tempo mette in ridicolo le loro accuse. La foto a corredo di questo post documenta i lavori di costruzione di uno stabilimento balneare sulla spiaggia di Li Itriceddi, a meno di un chilometro dall’hotel Cala di Volpe, cuore della Costa Smeralda. Servizi a disposizione degli esigenti ospiti dell’hotel cinque stelle lusso. Ne scrivo perché la struttura occuperà una superficie di novecento metri quadri, praticamente sulla spiaggia: comprenderà un ristorante, una hall, un bar, docce, spogliatoi e altri servizi. Struttura precaria ed amovibile, sia chiaro, autorizzata dal Comune di Arzachena nel giugno del 2017, con una conferenza di servizio disertata da quasi tutti gli enti interessati, il cui esito fu che la richiesta era “compatibile”. Nell’area dove lo stabilimento sta venendo su resiste un complesso sistema di dune bianchissime, ormai una rarità in una fascia di litorale sottoposta ad un forte carico antropico. Non se ne sarebbe parlato, dello stabilimento da 900 metri quadri, se non fosse che per la posa degli impianti le imprese coinvolte hanno aperto una strada che corre per un chilometro lungo la linea della costa, dalla spiaggia sino all’hotel Cala di Volpe. Per il Comune quel sentiero largo quattro metri, strappato alla vegetazione, è abusivo, così pochi giorni fa ha emesso un’ordinanza di sospensione dei lavori e di ripristino dello stato dei luoghi. Torniamo indietro nel tempo, esattamente al luglio del 2001. Se andate a cercare le cronache sarde di quel tempo lontano, agli albori di Google, trovate tracce di un singolare consiglio comunale tenutosi proprio nella spiaggia di Liscia Ruja, accanto a Li Itriceddi. Lo convocò l’allora sindaco di Arzachena per protestare contro il rilascio indiscriminato di concessioni demaniali. Chi rilasciava queste concessioni per posizionare ombrelloni e lettini? L’assessorato agli Enti locali della Regione. Era un fenomeno nuovo, per le spiagge della Costa Smeralda, una novità che l’amministrazione locale non poteva controllare, essendo totalmente scavalcata dalla Regione sulla materia. E allora il Consiglio comunale si riunì per protesta contro quella prevaricazione. Venne coniato anche un neologismo: “riminizzazione”. Gli amministratori di Arzachena volevano evitare che le loro spiagge venissero riminizzate per decisione altrui, cioè occupate di stabilimenti balneari come i lidi della Riviera adriatica. Con tutto il rispetto per Rimini, dicevano sindaco e consiglieri, le nostre spiagge sono cosa diversa e non meritano di diventare dei centri commerciali. L’iniziativa destò un certo clamore e se ne occuparono anche le cronache dei più importanti quotidiani nazionali. Negli stessi anni, da giovane cronista, iniziai ad impratichirmi con l’acronimo Pul. Significa Piano utilizzo litorali. Spettava ai Comuni redigerlo. I Pul avrebbero dovuto fissare delle regole per il posizionamento delle concessioni, coniugando rispetto dell’ambiente, fruibilità delle spiagge per il comune cittadino e la legittima richiesta di servizi balneari, uno dei punti deboli del nostro turismo. Nel 2015 il Comune di Arzachena, dopo una lunga gestazione, ha adottato in prima adozione (ce ne vorrà un’altra) il suo Pul. Per sintetizzare la filosofia di quel piano, si potrebbe riassumere dicendo che il Consiglio comunale ha previsto un attento esame di eventuali nuove concessioni, individuano le zone dove siano ammissibili, purché di piccole dimensioni e non impattanti. Dettaglio non proprio marginale: nell’area di Li Itriceddi dove nascerà lo stabilimento da novecento metri quadri, il Pul del Comune di Arzachena non prevede alcuna concessione. E allora, com’è possibile che quell’autorizzazione per un maxi stabilimento sia stata rilasciata? Semplice. Perché, benché lo stabilimento sia vicinissimo alla spiaggia, quell’area non ricade sul Demanio ma su una zona C, su cui il Piano utilizzo litorali non ha potere. Curioso, ma vero. E perché il Comune non ha protestato (posto che sarebbe stato comica la protesta del Comune contro una concessione rilasciata dallo stesso Comune)? In realtà, il tema della “riminizzazione” non è più oggetto di proteste e manifestazioni dal 2006. Cioè da quando le competenze sul rilascio delle concessioni comunali sono passate dalla Regione ai Comuni. Peraltro, la richiesta di nuove concessioni è lievitata nuovamente, quest’anno, scatenando alcune vertenze al Tar. Singolare, in questo senso, la contesa per una concessione rilasciata a gennaio dal Comune di Arzachena nella spiaggia Le Piscine, anche in questo caso in una porzione di costa dove il Pul non prevede interventi. Per la cronaca, il direttore dei lavori è il delegato comunale all’Ambiente. Morale della favola: se la Regione concedeva lettini e sdraio era riminizzazione, se lo fa il Comune è un sacrosanto atto di autodeterminazione.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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