Ci sono cose che non fanno ridere anche se a subirle può essere il tuo avversario politico o la persona che, diciamo, non metti fra le prime dieci della tua classifica personale. Vedere il fotomontaggio di un Matteo Salvini imbavagliato con dietro il drappo delle brigate rosse non mi ha fatto ridere. Era una cosa di cattivo gusto, stupida, poco intelligente, volgarotta e dava l’occasione – questo si – a chi l’ha subita di dichiararla stupida, di cattivo gusto e volgarotta. Chi ha vissuto gli anni di piombo ha ancora molto vividi i ricordi dei vari sequestri: Sossi, Moro,Di Gennaro, Dozier, solo per citarne alcuni, con scie di sangue innocente di contorno; sequestri e sentenze emesse da un sedicente tribunale del popolo che non aveva nessun fondamento democratico. Fu una follia lucida, un periodo complesso con il quale ancora continuiamo fare i conti. Matteo Salvini è nato nel 1973 e gli anni di piombo li ha vissuti all’asilo. Ha poca memoria di molte fasi storiche ma giocare con un fotomontaggio dove è chiara la provocazione non ha proprio nessun senso. Il terrorismo (rosso e nero) ha prodotto una scia di sangue e di odio, ha costruito strade sbagliate e cattive, ha procurato ferite che ancora oggi sanguinano. Possiamo dire che Salvini è un provocatore, un limpido razzista (della difesa della razza ne fa una battaglia personale) ma non possiamo – e non dobbiamo – cadere nelle trappole che lui ama piazzare agli avversari: si può discutere anche aspramente di politica senza fare cose di cattivo gusto, stupide e poco intelligenti. Vi chiedo: e se a farlo fosse stato lui, Matteo Salvini? Cosa avremmo detto e scritto? Non è facile mantenersi lucidi, però proviamoci. La campana, a volte, suona per tutti.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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