Presentato in anteprima mondiale il 3 settembre, fuori concorso, alla 72ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e successivamente al Toronto International Film Festival nella sezione delle presentazioni speciali, Spotlight è stato premiato dal grande entusiasmo del pubblico. Un film duro che ricostruisce le vicende reali venute a galla dopo l’indagine del quotidiano The Boston Globe sull’arcivescovo Bernard Francis Law, accusato di aver coperto alcuni casi di pedofilia avvenuti in diverse parrocchie. L’indagine valse il Premio Pulitzer al quotidiano nel 2003. Il regista Thomas McCarthy, che conosciamo già per L’ospite inatteso, in questa pellicola ha affondato il coltello nella piaga della pedofilia sacerdotale fino in fondo, nei drammi esistenziali delle vittime, nelle immense responsabilità di chi sapeva e ha taciuto, nell’ostruzionismo e nelle denunce insabbiate che avrebbero potuto fare luce su quella palude di violenze, e alla stampa ha affermato che si augura che il papa lo veda. Speriamo di vederlo quanto prima anche noi nelle sale italiane. Negli ultimi anni però non c’è paese al mondo che non abbia dovuto affrontare il terribile «scandalo» della pedofilia all’interno della Chiesa: dagli Stati Uniti al Brasile, dall’Irlanda alla Francia, dall’Oceania alla Polonia, dal Messico all’Australia. E i risarcimenti che le varie diocesi hanno pagato alle vittime, anche se niente può saldare il conto degli orrori vissuti, mettono in luce cifre da capogiro. In Alaska, nel novembre del 2007, era stato annunciato un accordo extragiudiziale tra la Compagnia di Gesù e 110 vittime di abusi sessuali avvenuti tra il 1959 e il 1986 in 15 villaggi Yupik, con un risarcimento di 50 milioni di dollari, il più grande fino ad allora tra quelli pattuiti dagli ordini religiosi. Briciole rispetto alle vicende dell’Arcidiocesi di Boston, affiancata ai processi di quelli di Los Angeles e di Chicago che hanno piegato economicamente la Chiesa cattolica americana: il risarcimento alle vittime ha costretto le Curie degli Stati Uniti a versare l’incredibile cifra di un miliardo di dollari. Il rapporto ufficiale è della Conferenza episcopale USA che leggiamo in un’agenzia dell’Adnkronos del 26 marzo 2010. A partire sempre dal 2008, in Australia, i casi di condanne di sacerdoti o religiosi per abusi sessuali su minori registrati erano 107, ma altri processi erano già in corso e le vittime si contavano a migliaia. Nel 2009 scoppia poi il caso Irlanda con un dossier contenente le testimonianze di 2500 vittime di violenze, avvenute tra gli anni ‘40 e gli anni ‘80, negli istituti gestiti da preti e suore. Anche qui, racconti atroci di uomini e donne oggi adulti che ricordano di essere stati picchiati con ogni tipo di oggetti, seviziati, stuprati, talvolta da più persone contemporaneamente. Tutto tenuto nascosto per decenni, nel paese più cattolico d’Europa, dove la Chiesa ha per lungo tempo sovrastato con la sua influenza ogni aspetto della società civile. Le vittime erano spesso giovani definiti «difficili», orfani, disabili, minorenni abbandonati. Tutto ciò relazionato su La Repubblica del 21 maggio 2009. Quattro Arcivescovi di Dublino poi hanno coperto lo scandalo di 46 preti pedofili per 30 anni (dal 1975 al 2004): l’Arcivescovo John Charles McQuaid, Arcivescovo Dermot Ryan, Arcivescovo Kevin McNamara, Arcivescovo Desmond Connell. E mentre in Vaticano si cercava di mettere una toppa alla delicata questione irlandese tra mea culpa, lettere pastorali, dimissioni e inchieste, in Germania, il vescovo Gerhard Ludwig Müller, ammetteva che sono stati commessi abusi sessuali nell’ambiente del famosissimo coro di ragazzi di Ratisbona all’epoca in cui era diretto da padre Georg Ratzinger, il fratello dell’ex pontefice. (La Repubblica, 5 marzo 2010). Qualche giorno dopo è la volta dell’Olanda: 350 denuncie comunicate dal portavoce della chiesa cattolica olandese, che avvia un’inchiesta indipendente per accertare quanto accaduto (ANSA, 10 marzo 2010). Infine, ricordate quando nel 2010, in Vaticano si gridò al complotto? Fu il New York Time a inferire il colpo più violento alla Curia romana: «Pedofilia: NYT, Ratzinger e Bertone occultarono caso Roma. Il cardinale Joseph Ratzinger, attuale Papa Benedetto XVI e il cardinale Tarcisio Bertone, attuale segretario di Stato Vaticano, occultarono un caso di pedofilia negli Stati Uniti, che riguardava un prete accusato di aver molestato almeno 200 bambini sordi, avvenuto in una scuola del Wisconsin». L’ANSA era del 25 marzo 2010. Se vogliamo però capire a fondo l’atteggiamento della Chiesa sulla pedofilia sacerdotale, bisogna concentrarsi su tre parole: segreto, scandalo, morale. I documenti ufficiali che dal Vaticano iniziano a essere promulgati ruotano sempre su questi tre concetti, e risalgono agli anni Sessanta e dalla loro analisi si comprende come l’interpretazione giuridica tenda a cristallizzare l’immunità delle gerarchie vaticane e dei presbiteri di fronte alle leggi degli Stati con i quali si relazionano. Nel 1962 fu approvato l’Istruzione Crimen Sollicitazionis da papa Giovanni XXIII. Il Documento si occupava di «molestia» o istigazioni contro il sesto comandamento: non commettere atti impuri. Il testo nasce con un’annotazione precisa che richiama all’assoluta segretezza. Nel 1974 Paolo VI approva l’Istruzione Secreta continere e nel 1988 Giovanni Paolo II ribadisce questa esclusiva competenza dell’ex Sant’Uffizio, la Congregazione per la dottrina della fede, in materia di delitti inerenti la sessualità commessi dai sacerdoti. Il segreto dunque sembra proprio necessario perché tutto rimanga tra le mura di una diocesi ed eventualmente tra le mura del Vaticano. Il segreto, attuabile solo attraverso un’omertà che oserei definire mafiosa, preserva da interferenze esterne, dagli occhi civili del magistrato ma anche della gente che potrebbero in questo modo agire sul soggetto che ha commesso il crimine. Nel nuovo Codice di Diritto Canonico, promulgato nel 1983, nella casistica dei reati sessuali, si parla anche di pedofilia, ma il testo è sfuggente e impreciso. Nel 1997 viene invece approvato il nuovo Catechismo della Chiesa cattolica dove si comprende perché è necessario preservare il segreto: per non provocare uno scandalo. Precisamente, nell’articolo 2355 si afferma: «La prostituzione costituisce una piaga sociale. Normalmente colpisce donne, ma anche uomini, bambini e adolescenti (in questi due ultimi casi il peccato è, al tempo stesso anche uno scandalo)». Ecco in sostanza l’area ideologica entro cui si sviluppa un caso di abuso. Il segreto va mantenuto per non creare scandalo. Dove per scandalo s’intende l’inopportuno che si manifesta, ciò che va coperto, sotterrato, nascosto perché determinante una pubblicità negativa (ai danni della Chiesa, ovvero del Potere Sacro). Il punto è che chi è oggetto di scandalo non è soltanto chi esercita il crimine, ma anche la vittima che trovando la forza di ribellarsi alla violenza subita, getta clamore in pasto ai media. Quindi il bambino non solo è vittima dell’abuso, ma è anche l’oggetto dello scandalo da nascondere, esattamente come per lo stupro di una donna. Conseguentemente, un abuso sessuale non è più un gravissimo crimine contro la persona, ma «un delitto contro la morale», cioè contro Dio. Questo abuso, se esercitato da un membro della Chiesa deve essere doppiamente tenuto segreto poiché espressione di scandalo e dunque di una morale non conforme al disegno di Dio. Di questo ne parla una lettera apostolica di Giovanni Paolo II datata 20 aprile 2001, Motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela, che ribadisce che per i delitti più gravi commessi contro la morale e nella celebrazione dei sacramenti la competenza rimane della Congregazione per la dottrina della fede. Il 18 maggio nella direttiva di Ratzinger-Bertone, Circa i delitti più gravi riservati alla Congregazione per la dottrina della fede, si specifica che i delitti contro la morale sono di assoluta competenza del tribunale apostolico. La vittima in questo contesto è semplicemente nominata per circoscrivere un crimine «scandaloso» che offende Dio, offende il sentimento che riguarda la fede e soprattutto l’unica costruzione ideologiche della Chiesa: la sessualità finalizzata al solo scopo riproduttivo. Anche l’Italia è stata travolta da questi scandali. Dal 2000 si registrano dalla stampa, sia locale che nazionale, un numero sempre maggiore di casi accertati tra preti giudicati colpevoli di abusi sessuali e preti ancora in attesa di giudizio. Nel nostro paese però, il tema della pedofilia resta un tabù indistruttibile, come in generale il tema della sessualità umana. Ancora più insabbiato e temuto, se riguarda gli abusi sessuali sacerdotali. Due esempi però noti per il grande clamore mediatico sono il caso di Don Pierangelo Bertagna, l’ex abate dell’abbazia di Farneta, nel comune di Cortona (AR), condannato a otto anni di carcere nel giugno 2007 per 16 dei 38 abusi confessati. E quello di Marco Marchese, un minorenne all’epoca dei fatti, ex seminarista che ha denunciato il suo molestatore, don Bruno Puleo. La vicenda ebbe dell’incredibile e del grottesco: il parroco ha patteggiato l’accusa dichiarandosi colpevole e la vittima ha chiesto un risarcimento di 65.000 euro alla Curia di Agrigento, ma il vescovo Carmelo Ferraro ha risposto con una richiesta per danni d’immagini alla Chiesa di 200.000 euro (in seguito ritirata). Questo caso ha assunto particolare rilevanza anche perché la vittima è stata invitata a rimanere in silenzio e a mantenere il segreto. È stato chiesto di perdonare chi ha perpetrato gli abusi e il sacerdote colpevole ha subito come punizione da parte delle istituzioni ecclesiastiche il solo trasferimento in altra località, nella quale, in seguito, è stato accusato di ulteriori abusi sessuali nei confronti di minorenni. In generale stampa, politica e cultura hanno sempre fatto quadrato per mantenere un silenzio omertoso che le gerarchie ecclesiastiche hanno preteso. È chiaro che le logiche dietro le quali si sviluppano questi atteggiamenti della Chiesa, questi documenti e la totale assenza di un livello civile che garantisca la punibilità del sacerdote sono il nodo centrare della questione, come il conflitto tra i Codici Penali degli Stati e quello canonico che vuole essere il solo giudicante se il criminale è un sacerdote. A questo comportamento imbarazzante delle Curie, che spesso emerge nella narrazione dei fatti, si deve aggiungere la reazione paradossale della gente che, quando non eccede nel linciaggio del pedofilo, quasi sempre difende il suo sacerdote. Il film Spotlight diventa dunque un’occasione importante per riflettere seriamente su quanto ancora accade dentro i confessionali, nelle sacrestie e negli oratori. Personalmente condivido quello che disse Frank Zappa: «Il consiglio migliore che posso dare a chiunque voglia allevare un bambino felice e sano di mente è: tenetelo lontano da una chiesa il più possibile».
Paolo Pedote
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
Da Mattarella a Zelensky passando per Sanremo.
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
Un rider non si guarda in faccia (di Cosimo Filigheddu)
Ciao a Franco dei “ricchi e poveri”. (di Giampaolo Cassitta)
La musica che gira intorno all’Ucraina. (di Giampaolo Cassitta)
22 aprile 1945: nasce Demetrio Stratos: la voce dell’anima. (di Giampaolo Cassitta)
Ha vinto la musica (di Giampaolo Cassitta)
Sanremo non esiste (di Francesco Giorgioni)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.023 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design