Se una notte mi ritrovassi, tutto acciaccato, sulla lettiga di un’ambulanza lanciata verso i corridoi bianchi di un ospedale, se i sensi mi bastassero per udire l’ululato cupo della sirena e averne paura, se un solo fiato mi restasse per potermi levare di bocca tre parole, quelle tre parole sarebbero “Spegnete la sirena!”
Chiederei di rispettare il diritto degli altri a non essere parte del mio calvario, di risparmiare loro uno spavento che non meritano.
Non è il diritto al riposo, non è solo quello che chiedo.
Spesso, dalle finestre aperte nelle notti d’estate, quella cantilena acida interrompe i sonni di madri e padri che sanno i loro figli lontani, persi chissà dove nel vortice dell’euforia. Dal materasso sento l’ambulanza correre col suo lamento, mi perfora il cuore per tutti gli otto chilometri della circonvallazione che abbraccia il paese, so che a quell’ora la strada è libera e non serve gridare per rimuovere intralci. Io me li immagino, quei padri e quelle madri, col cuore stretto dal terrore, nel dubbio ogni secondo più sfibrante che quell’urlo meccanico sia il lamento dei loro figli, sfigurati dallo schianto.
Mi commuovono il coraggio e l’altruismo di chi dedica alla vita le proprie notti e si butta tra le lamiere per estrarne corpi sanguinanti: sono il meglio che l’umanità sappia offrire. Ma se una notte li avessi attorno a me, sdraiato sulla lettiga di un’ambulanza, chiederei loro di tacere i miei lamenti, di non farne angoscia per il resto del mondo.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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