Incredibile. I Giganti di Mont’e Prama attirano un sacco di turisti. E’ il risultato che emerge dalla ricerca condotta dalla provincia di Oristano per il periodo da Gennaio a Settembre del corrente anno. A quanto pare, addirittura, il “brand” dei giganti supera quello della Sartiglia, che riempie per il periodo di carnevale le strade di Oristano di una folla di turisti.
Recentemente, nell’articolo “Se i giganti fossero made in China”, scrissi che una scoperta simile, in Cina, sfruttata immediatamente con un considerevole investimento dello Stato, oggi richiama 2 milioni e mezzo di visitatori all’anno.
Il caso dell’esercito di terracotta cinese è emblematico per le analogie con i nostri giganti. E’ stato scoperto nel marzo del 1974 dai contadini della zona, esattamente come i giganti. Oggi attorno al sito dell’esercito di terracotta, protetto da un hangar di notevole pregio architettonico, è sorta una città con negozi, alberghi, bar e ristoranti. In Sardegna, invece, i giganti sono restati conservati per 30 anni negli scantinati del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.
Certo, l’esercito di terracotta cinese ha una spettacolarità dovuta alla migliore conservazione dei reperti e al loro grande numero; tuttavia i giganti di Mont’e Prama compensano con un maggior valore storico e scientifico e con la suggestione che ne deriva, essendo molto più antichi, di quasi mille anni rispetto alle statue cinesi.
Oggi ci meravigliamo che una scoperta scientifica come questa attiri visitatori, senza nessuna politica di marketing, nessuna pubblicità, nessuna promozione a livello nazionale e internazionale degna di questo nome.
Che investire sui giganti possa essere un affare, non occorre essere dei manager per capirlo. Gli stessi manager che si sono rivoltati per la mancata approvazione del progetto Eleonora per la ricerca del metano nella stessa zona, non si sono accorti di quell’immenso giacimento culturale che sta lì, a pochi chilometri, una vera miniera d’oro.
Le prospezioni condotte con il georadar dal dipartimento di ingegneria dell’Università di Cagliari, hanno rilevato, in un area vasta diversi ettari, qualcosa come quasi 60.000 anomalie sotto il terreno, indice di una incredibile area archeologica, tutta da scoprire a da riportare alla luce con un adeguato investimento.
Un giacimento “culturale” di enorme valore. Pensate: con una piccolissima parte di quello che si trova sotto, senza nessuna politica di marketing accettabile, con la location inadeguata del piccolo museo di Cabras, sono stati attratti più visitatori della Sartiglia.
Immaginate ora: un hangar di pregio architettonico che offre riparo alla teoria dei giganti in loco, attorniato dalle strade antiche, dalla città, dai nuraghi e dalle fortezze che si trovano ancora là sotto.
Dite la verità: viene voglia di andare a vedere anche soltanto il terreno spoglio, sapendo che la sotto vi sono quelle meraviglie.
Per non parlare del “sistema integrato”che si creerebbe: il mare del Sinis, i fenicotteri degli stagni oristanesi, il pesce, la bottarga e la vernaccia dei ristorantini locali, Tharros, San Salvatore, la chiesetta paleocristiana di San Giovanni, e infine la malinconia che solo i tramonti del Sinis sanno trasmettere, che sembra fatta apposta per valorizzare un sito archeologico.
Ma in Sardegna, di fronte a queste impedibili occasioni di sviluppo, di fronte al disinteresse dello stato nazionale, che non considera per sviluppo strategico quello di un’area marginale come la Sardegna e non intende di certo promuovere una fastidiosa “controstoria”, si continua ad aver paura della mitopoiesi, di inventare dei miti, di non essere storici, scientifici e di essere tacciati di fantasia.
Così facendo neghiamo e nascondiamo fatti storici evidenti.
Intanto a Stonehenge, in Inghilterra, con la mitopoiesi più o meno artefatta, fanno soldi a palate.
La trascuratezza dello Stato, riguardo a come ha considerato il patrimonio archeologico di Mont’e Prama, è scandaloso.
Ma anche noi sardi, occorre dirlo, non sappiamo pensare in grande. Questo è il nostro grave difetto. La mitopoiesi si è trasformata in mitofobia.E non siamo più in grado di riconoscere la bellezza e l’utilità che ci può consentire il liberarci di qualche complesso, di qualche rendita di posizione comoda al singolo ma non alla collettività, di qualche pudore di troppo.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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