Se pensavano di fottermi alla sconfidata si sbagliavano. Io sono pronto. Di giorno e di notte, dopo pranzo e a colazione, anche all’ora di merenda so come accogliere i malintenzionati. Prima di tutto ho la Fat ME 12 polacca a tappo, un gingillino che non sbaglia un colpo (è quella della foto in alto dove io appaio astutamente travisato perché non voglio essere riconosciuto dagli sbirri del Governo comunista, visto che non ho denunciato l’arma). E’ una produzione degli anni Cinquanta del Novecento ma è acquisto recente anche se ormai mi sono abituato a essa, è diventata una protesi, un’estensione del dito con cui premo il grilletto, riesco a sparare e ricaricare in un decimo di secondo. E non sbaglio un colpo. Ma se la Fat dovesse fallire, ho pronta nell’altra mano la mia fedele Cobra Edison. Siamo insieme da 55 anni e non me ne sono mai separato da quando andavamo con gli amici a sparare, appostandoci alle loro spalle, nelle orecchie delle coppiette che pomiciavano ai giardini pubblici. Penso che più di un maschio dell’epoca abbia avuto episodi di impotenza, se non guai permanenti, a causa dello choc. E con la Edison tengo una buona scorta di munizioni Super Bum di plastica. E se i visitatori vogliono pane per i loro denti, ho pure capsule metalliche, che fanno anche più rumore. Non gli basta a quei bastardi rossi che vengono dall’Est per rubare? Ecco qui la mia pistola a spruzzo Malgeri, rarissima, senza meccanismo di spinta dell’acqua, ha il calcio interamente di gomma morbida e basta stringerlo perché un fiotto letale sprizzi dalla canna colpendo l’aggressore. E poi la piccola ma micidiale Pistol F-701, arma da donna , da borsetta, un po’ come la Derringer, con le cartucce a nastro di carta con i mucchietti di polvere attaccati a Coccoina. Quando il percussore li colpisce si sprigiona con il botto una nuvola infuocata. E non illudetevi che possa restare senza munizioni per quest’arma. Possiedo almeno una cinquantina di rotolini rossi di carta con i punti neri della polvere da sparo. E per il colpo di grazia, ecco la Giubba Rossa, revolver acquisito quando operavo nella zona tra piazza del Comune e via Turritana, un gingillo che da quella parti era noto quanto la Colt nella Frontiera americana. Funziona con un colpo alla volta. Quello mortale. E se volete una fine originale, delinquenti, vi posso accogliere anche con la mia pistola spaziale di latta Elcze Povek, con il suo maestoso calcio dove sono raffigurati missili e marziani e il terribile gemito da sirena d’allarme che emette quando premo il grilletto, mentre uno stantuffo rosso martella dentro la canna di celluloide semitrasparente. Terrore puro. Ora sapete che cosa vi attende. Non varcate questa soglia.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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