Sono di sinistra, ritengo che all’interno del mio ambito politico debbano essere fatti molti conti, penso che le distorsioni ideologiche, la caduta etica e le persone che hanno provocato questo sfascio vadano rimosse. Ma questi conti li faccio io, non accetto che razzisti e populisti mi diano una mano. Invece c’è una sinistra felice di quanto avviene. Una sinistra dove l’odio e l’invidia e la perfida gioia per il disastro toccato ai nemici interni sono tali da farle dimenticare che si tratta di un disastro condiviso; e da affogarla in un esiziale compiacimento per l’affermazione di questa destra che personalmente giudico pericolosa e mortificante. In tante conversazioni ho sentito conoscenti e persino amici di sinistra tacitare i miei timori su questo governo argomentando con la peggiore e qualunquistica sciocchezza: “Sì, ma prima di giudicare lasciamoli provare”. Lasciamoli provare? Stanno provando a sturarmi un lavandino? Forse questi miei compagni sarebbero più prudenti con le tubature di casa loro che con il governo del Paese e si accerterebbero della competenza di chi mette mano alle guarnizioni prima di fargliele smontare. E’ ovvio che se c’è una maggioranza, per di più enorme, che vuole questo Governo non posso oppormi, ma posso e devo giudicarlo dal momento stesso in cui si configura fisicamente e in cui manifesta le proprie confuse intenzioni. Credo che la ricostruzione di una sinistra vera debba partire proprio da una critica all’ideologia e agli interessi che muovono questa maggioranza. E spero che quando cesserà il disagio lamentoso di questa classe dirigente di sinistra strutturata per essere solo di governo, quando si resetterà la mentalità di quest’area politica per caricare nuovi programmi, spero che allora oltre alla critica venga offerta un’alternativa.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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