E’ un venerdì. Si è già stanchi dopo cinque giorni di lavoro, e trovare un ingorgo appena fuori da casa è una vera disdetta. Poi, più che un ingorgo, questo si definirebbe un vero e proprio tappo. Venti minuti fermi, incollati all’auto precedente, quasi a spingerla nel disperato tentativo di smuovere quell’immobile, attonita serpentina di auto e di autisti che come unica risorsa hanno quella di tormentare inutilmente il proprio clacson. Niente. Non si muove nessuno, e le prime feroci imprecazioni cozzano contro gli sguardi attoniti degli ausiliari del traffico. E’ successo qualcosa di grave, è inutile che suoniate, tanto non risolverete nulla. Poi, improvvisamente, scendono alcuni agenti che penetrano l’ininterrotta serpentina di lamiere e la speranza fa di nuovo breccia nell’umore triste e malinconico di una coperta mattinata d’ottobre. La speranza è ben riposta, i primi mezzi pesanti danno segno di muoversi, i motori si riaccendono e qualche scooter riesce addirittura a infilarsi e scappare verso la sua meta obbligata ma non per questo in quel momento meno sospirata. Il tappo ridiventa un ingorgo, una coda, lenta ma viva, in fondo poco diversa da quella che ci aspetterà tutti tra cinque ore al massimo, al termine del lavoro. Sbuffi, accenni di sfoghi, fretta improvvisa di sgusciare non si sa dove, ma via da quella lentezza innaturale, obbligata, decisa non si sa da chi. Ci scappa anche qualche sospiro di sollievo e i più sensibili addirittura si informano sulle ragioni di quel prematuro rallentamento. “Un incidente mortale. Svoltate a sinistra, quindi immettetevi nuovamente sulla destra, oltre le transenne”. A un tratto i visi paiono distendersi in una concessione all’umanità distratta, veloce, ma appunto è solo un attimo. Superiamo il blocco e voliamo come se niente fosse successo verso i nostri luoghi di tortura. Nascosto dentro un bianco telone c’è un corpo, una vita appena spirata, ma nessuno se ne accorge e forse le transenne rendono impossibile accorgersi dell’anomalia, del triste motivo di quell’attesa banale. Si chiamava Gino Mura, aveva quasi 70 anni ed era nato a Carbonia l’uomo che ha appena perso la vita schiantandosi nemmeno due ore prima contro un palo, a pochi metri dall’ingresso del parco di Monte Claro. Viveva tra Pirri e Is Mirrionis, e forse il motivo della sua morte è da ricercarsi in un infarto improvviso che gli avrebbe fatto perdere il controllo dell’auto. L’impatto è stato violentissimo e i volontari del 118 hanno tentato di rianimarlo a lungo, ma per lui non c’è stato più niente da fare. Dunque un malore, mentre era alla guida della sua vecchia Ford Fiesta, una sbandata e lo schianto contro un palo della luce in via Cadello, a pochi metri dall’ingresso del parco di Monte Claro. Appunto. Una morte banale, che stride con il disagio procurato a centinaia di persone in marcia verso il lavoro. Pare fosse da tempo residente tra Pirri e Is Mirrionis, ma nessuno, dopo parecchie ore di tentativi è riuscito a rintracciare i familiari dell’uomo. Qualcuno dice che Mura da un po’ di tempo avesse trasformato l’auto nel suo magazzino. Nella vecchia Ford Fiesta c’erano diversi capi d’abbigliamento. Un anziano, forse coetaneo della vittima, di certo non un amico, avanza l’ipotesi che avrebbe anche trascorso delle notti nella propria vettura. Alla fine gli agenti riescono a mettersi in contatto con una ex compagna dell’uomo, ma la donna preferisce non vedere il corpo di Mura. Anche nell’ultimo domicilio, a Pirri, non è stato trovato nessun conoscente della vittima. L’abitazione era vuota da tempo. Nessuno. Nessuna persona che conoscesse quest’uomo, morto solo nella sua auto, con la sola consolazione d’aver ritardato una normale giornata d’autunno prima del sospirato sabato. Soltanto un articolo, sul giornale locale, che dà un senso appena sufficiente a placare un fastidioso imprevisto. Una finestra, succinta, sulla vita di un uomo. Settant’ anni di speranze, affanni, gioie, delusioni, disperazioni, tragedie finite nascoste tra le righe di un giornale, frettolose indiscrezioni, insufficienti a definire un’intera esistenza, una pallida realtà venuta alla luce soltanto grazie a un improvviso malore prima del respiro finale.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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