Stazione di Torre del Greco, treno in ritardo. Decine di felpe colorate sotto un cielo grigio. Ognuno parla, urla, racconta, sussurra, maledice per conto proprio perché, talvolta, è così che funziona la comunicazione, basta solo disporre di un corpo altrui, inconsapevole, sul quale far rimbalzare i propri suoni. È piccolino, pende tutto da un lato per il peso che trascina e a cui sembra, al contempo, aggrapparsi. Ha le dita livide sotto la stretta dello spago che strozza uno di quei bustoni neri da spazzatura. “Signuri’, me la usate una gentilezza?” Penserà sia sorda o straniera o poco educata, perché non gli rispondo subito. “Signuri’, ‘na gentilezza…” “No, la prego, me lo chieda come prima” “In che senso?” “Come prima, il verbo che ha usato prima…” “Maronna mia, e comm aggio ditt primm, mi mettete in difficoltà, signuri’… Aspettate, ho detto se mi usavate una gentilezza” “Sì…” “E che c’è di strano, signuri’. Oggi la gentilezza la devi chiedere, un poco come quando chiedi un fazzoletto per il naso. La gente si scorda che ce l’ha e tu gliela devi ricordare perché la possa usare” “Lei è ottimista” “Forse, signuri’, forse. O forse sono solo uno che non si mette scuorno di chiedere aiuto. Allora, me la usate una gentilezza?” “Sì”. Benedetti siano i ritardi e quanti, nel mentre, si riscoprono umani. (Vesuviana, 7 novembre 2016, h 13:27)
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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