Adesso lo posso confessare: io la canzone Signor Hood di De Gregori la imparai a memoria nel 1975 e quel disco, Rimmel, lo consumai letteralmente. Solo dopo anni scoprii che quel testo era ispirato a Marco Pannella. Era, per me, un testo davvero ispirato, forse il migliore De Gregori che raccoglieva piccoli pensieri e riusciva, magicamente, a trasferire tutto dentro le rime per una canzone. Ammetto che quella canzone l’ho amata moltissimo e l’ho sentita quasi dedicata a me, che già allora camminavo con un canestro pieno di parole. Mi sentivo anche un mezzo bandito, un contestatore educato, è vero, ma sempre contestatore. Quel “regalò le sue parole ai sordi” era sempre per me, di quando scrivevo poesie che nessuno leggeva, perché a 16 anni si scrivono poesie, ci si innamora di tutto e si contano i brufoli. Poi le cose cambiano. Sono le donne, soprattutto, a soppesare il tuo canestro pieno di parole. Non servono i poeti nella prosa quotidiana. devi trovare un canestro di parole nuove e provare a calpestare nuove aiuole. Ora che ci penso questa canzone è proprio adatta per Marco Pannella. Lo dico oggi, dopo qualche giorno dalla sua morte. Aggiungo che, contrariamente a tanti che hanno dichiarato qualcosa di lui o su di lui io, a Marco Pannella, non l’ho conosciuto. Neppure sfiorato. Però questa canzone è tutta sua. Nelle parole e nella gioia. Mi rendo conto, soltanto adesso di avergliela rubata. Tutta colpa di De Gregori, è ovvio. Poteva, per esempio, mettere tra parentesi “a Marco Pannella, con affetto” e io avrei capito e non avrei perso tutto quel tempo, nel 1977, a cercare dentro il canestro pieno di parole quelle giuste per dichiarare il mio amore ad Agnese. Però, a pensarci bene, “il Signor Hood” va bene per tutto, Per Pannella e anche per la mia disgraziata adolescenza. Agnese compresa.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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