Ma voi lo avete visto Sanremo? Perché c’è sempre molta gente in giro che dice: “mai e poi mai”, però poi conosce a memoria tutti i vestiti utilizzati dalle vallette di turno, le polemiche scaturite da quella o quel cantante, dal bravo o mediocre presentatore, dalle stonature nei ritornelli di quel gruppo, dai capelli troppo colorati della falsa rocchettara. Insomma, Sanremo lo vedono tutti, magari una sbirciatina, ma lo vedono. Io sono uno spettatore fedele. Lo guardo ininterrottamente dalla fine degli anni settanta e mi diverte. Perché è fondamentalmente lo specchio di questo paese. Può piacere o non piacere ma quelle cinque giornate bloccano l’Italia come nessun’altra ricorrenza laica o religiosa. Fateci caso: i giornali riempiono le pagine degli spettacoli solo di Sanremo, i siti internet hanno sicuramente notizie su Sanremo per non parlare dei vari siti satirici o di gossip. Tutti “parlano” Sanremo. Perché, a pensarci bene, Sanremo c’entra poco con la canzone italiana anche perché molti degni rappresentanti su quel palco non ci sono mai passati (si pensi, per esempio a De Gregori o a Guccini e De André, solo per citarne alcuni) mentre altri ci hanno cantato e inviato comunque loro canzoni (Fiorella Mannoia, Vasco Rossi, Ivano Fossati, per citarne altri). Sanremo non rappresenta tutti ma rappresenta molti. Come ogni buon governo che si rispetti. Quei molti si riconoscono nella farfallina di Belen, nelle gaffes volute di Mike Bongiorno, nella spropositata loquacità di Pippo Baudo, nelle carognate di Paolo Bonolis, nella falsa piazza radical chic di Fabio Fazio e nelle piroette velocissime di Fabio Conti che, per restare a ieri sera, ha continuato a chiamare Elton John con la acca aspirata: Helton. Ieri è passata anche la Pausini, quella che partì come una diciottenne spaurita proprio su questo palco per raggiungere vette internazionali. Molti dicono: sopravvalutata. Altri sostengono che Ruggeri è finito, gli stadio patetici, Morgan senza voce ma con una bella canzone. E’ sempre così. Ogni anno, tutti gli anni. Siamo tutti Sanremo. Poi, come d’incanto, trascorsi i cinque, tutto questa maestosa kermesse scomparirà. Nessuno si ricorda chi ha vinto lo scorso anno (forse Arisa) figuriamoci gli anni passati. E c’è sempre qualcuno che prova a ricordare: ma Fiordaliso c’è ancora? E i Jalisse? Già, che fine hanno fatto i Jalisse? Scomparsi, come molti personaggi della nostra curiosa Repubblica. Non lo diciamo e non lo ammetteremo mai ma tutti, nella periferia dell’anima, siamo Sanremo.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
Da Mattarella a Zelensky passando per Sanremo.
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