Sia Pasqua negli animi gentili e negli occhi di tutti, nelle persone che raccolgono i dolori del mondo e provano a colorare tele di speranza; sia pasqua tra i bambini di Gaza e di Kiev, in Burkina Faso e in Libia, in Mali, Mozambico e Nigeria, in Congo, in Somalia e in Sudan, laddove il ferro sembra essere più forte del cuore, dove il sangue disegna strade d’orrore; sia Pasqua nei gesti di chi non ha gesti e non ha più parole da spendere; sia Pasqua in chi ha la penna per decidere, per distruggere e per annientare in nome di un Dio che non ha mai dato ordini di distruzione, in chi cancella le speranze e non conosce il sapore piccolo e infinito di un’alba e di un tramonto. Sia Pasqua negli ospedali, nelle corsie, nei malati terminali, in coloro che attendono il rumore di una saracinesca disposta ad accogliere il sole; sia Pasqua nelle carceri, nelle sezioni, nelle celle, nei rumori lontani di chi ha perso la dignità; sia Pasqua nei volti delle donne seviziate, picchiate e maltrattate con la speranza di urlare con la forza della disperazione tutta la loro voglia di esserci sul palcoscenico della vita. Sia Pasqua nelle strade degli ultimi, degli sconfitti, di chi non sa disegnare, non sa più ascoltare, non sa più ricordare. Sia Pasqua anche negli occhi di chi, in nome di un odio indicibile, ha violentato delle donne innocenti e ha avuto anche l’assenso della propria moglie. Sia Pasqua, Pasqua vera per chi non ha più la ragione, non trova più il bandolo della matassa dell’esistenza. Sia Pasqua e ripartenza con altri mezzi, altri occhi, altri sorrisi, altri modi di concepire la storia. Perché vivere è un’esperienza meravigliosa ed è un diritto di tutti. Sia Pasqua perché anche nella peggiore guerra c’è sempre una piccola lampada ad illuminare il nero degli uomini. Sia Pasqua per chi sa reggere la croce e non si chiede a quale nazione appartiene la persona che ti sta accanto; sia Pasqua anche per Caino e per chi ancora crede nelle strade di vita. Sia Pasqua. Per noi e per gli altri. Contro ogni “io” distruttore e perdente. Sia Pasqua. Per tutti. Semplicemente.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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