Ci sono voluti più o meno 550 giorni di dense discussioni, approfondimenti, lavori di una Commissione specifica, tre sottocommissioni, per elaborare il progetto della nostra Carta Costituzionale e, dopo ripetuti interventi di modifica (che allora si intendevano nel senso di “miglioramenti”), approvarla in Parlamento.
L’altro giorno, di notte, i soli parlamentari del piddì, da soli, hanno votato provvedimenti relativi all’amnistia e all’indulto, alla ratifica dei trattati internazionali, alle inchieste parlamentari, al referendum, allo stato di guerra. Di notte, da soli. Cose di poco conto…Fra un po’ stravolgeranno l’architettura della nostra rappresentanza partorendo un Senato che sarà abitato da dei nominati. E lo faranno da soli, forse di notte.
Lo faranno da soli, in fretta (e forse di notte) non perché sia utile all’Italia, ma per ragioni di intima utilità: le loro e quelle di Renzi. Renzi per dimostrare che “qualcosa si è fatto”, che le riforme hanno la sua firma, a prescindere dalla funzionalità sostanziale di questo stupro. Loro, i parlamentari che stanno assomigliando a dei servi, per dimostrare a Renzi che obbediscono e possono obbedire ancora, fino alla fine di questa legislatura e, soprattutto, nella prossima legislatura. Si vota da soli, di notte, per continuare a essere là, volti verso Renzi, abbagliati da lui e timorosi di lui, in attesa di tutto da lui. Perché, come scrisse quel genio di Elias Canetti, “si sono domiciliati sul sole e mostrano agli altri uomini che anche il sole è abitabile”.
E lo stupro è compiuto in solitudine, di notte, circondato da una calda e confortevole coperta di silenzio o indifferenza dei più, di quelli che una volta avevano l’orgoglio di definirsi cittadini. Mentre ora sono solo spettatori silenti o indifferenti, spettatori che continuano a ingollare merda, sperando che prima o poi si trasformi in sachertorte.
Impiccati alla speranza che qualcosa o qualcuno cambi, come la speranza che abitava le parole di un finale di un film famoso e bello, un film pieno di odio e indifferenza: « Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di 50 piani. Mano a mano che cadendo passa da un piano all’altro, il tizio per farsi coraggio si ripete: “Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene.” Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio. »
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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