Bisogna immaginarsela la cella tre per due, aria rarefatta, uno sgabello e un tavolo lurido, nessun televisore, nessuna possibilità di parlare con nessuno, nessuna possibilità di vedere un fiume, un mare, 43 anni passati in isolamento con il suo corpo e i suoi pensieri. Bisogna avere molto coraggio per sopravvivere ad un supplizio praticamente eterno e bisogna avere molta faccia tosta per spacciare questa strana storia per “democrazia”. Perché, diciamocelo francamente: questa è una sporca storia cominciata nel 1972, quando Albert Woodfox aveva appena 25 anni e un grande difetto in tutto il corpo: era nero. Era anche attivista delle Pantere nere, dopo una serie di piccoli reati finì in carcere e venne coinvolto in un omicidio avvenuto in un penitenziario: giudicato colpevole della morte di un poliziotto penitenziario, in assenza di prove materiali e sulla base della testimonianza di un detenuto, è condannato a 43 anni di isolamento; 23 ore su 24 senza poter provare a disegnare un mondo non proprio a colori, ma neppure con qualche piccolo spruzzo di felicità. Siamo negli Stati Uniti d’America, in Louisiana, e Albert era uno tosto, il suo movimento, le pantere nere, intendeva proteggere gli afroamericani dagli abusi della polizia, cose che capitavano e continuano a capitare purtroppo quasi quotidianamente sulle strade della Louisiana e non solo. Albert si proclamò sempre innocente di quell’omicidio. Ma questo, negli Stati Uniti, ha un senso se hai soldi, molti soldi e, soprattutto se non sei negro. Woodfox non aveva nè soldi e il colore della pelle era quella per la quale vieni quasi sempre condannato. Dal 1972 finisce in una piccola cella, a contare i pensieri e le parole, a camminare in silenzio, a portare la vita oltre un baratro, a controllare la follia, a barattare il respiro con un futuro che non c’è. Poi, come tutte le favole tristi e stronze, la sua condanna viene annullata per tre volte fino a quando nel 2013 un giudice federale decide per l’annullamento e, dopo ulteriori due anni, un altro giudice decide che può finire tutto e dispone la carcerazione. Storia bastarda e americana, scolpita sulla roccia di una democrazia dura e terribile. Da quelle parti non baratti la pietà in nessun modo, non ti poni il problema di recuperare le persone. I detenuti sono merda, sotto i cani, bastardi da dimenticare. Per 43 bastardi anni Woodfox ha macinato nella sua merdosa cella passi che chissà quanti milioni di volte ha coperto il tragitto tra la Louisiana e l’Africa, passando per l’Europa e per le Indie. Ma non ha mai visto nulla: il Nilo o le piramidi, Parigi o Barcellona, Mosca o Pechino. Ha contato milioni e miliardi di passi e di pensieri e di domande senza risposta. Per poi scoprire che, dopo 43 anni, qualcuno si ricorda di te e ti dice: “ Bene, ok, puoi uscire figlio di puttana, è finita, ci siamo sbagliati ma non troppo. Con i negri, in fondo qualche volta ci azzecchiamo”. E Woodfox è uscito all’età di 68 anni. Al suo arresto alla casa bianca c’era Nixon. Si è ritrovato Obama. “Mi sono perso qualcosa di questo cazzo di paese”, deve aver pensato. Si, Albert ti sei perso qualcosa. Mentre contavi e camminavi per 43 anni dentro una cella tre per due questo mondo cambiava per rimanere se stesso. E schifosamente i negri son rimasti negri. Solo che i sogni si son dilatati. Chissà cosa sognavi dentro quello schifo di cella old boy. Chissà cosa immaginavi e se il mondo ti si è allargato o soltanto modificato nella cornice. Chissà. Vallo a scoprire Albert e buona strada. Chi ha passato 43 anni in silenzio ha diritto ad urlare nel deserto nel quale sei stato abbandonato. Born in the Usa old boy. A volte non conviene. Non conviene affatto nascere da quelle parti.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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