Dal Partito Democratico io vorrei soltanto sapere perché ha scelto di silurare Marino. Se non lo farà in modo convincente, non credo avrà più alcun titolo per farsi chiamare “Democratico”.
Non è tanto importante il modo usato per abbattere il sindaco – certo: esteticamente ed eticamente disgustoso – quanto le ragioni. Può darsi che gli addetti ai lavori sappiano tante cose che noi osservatori lontani ignoriamo, ma allora che ce le dicano. Se un Partito che ha la presunzione di farsi chiamare “Democratico” decide di cacciare il sindaco della Capitale, quello stesso uomo che due anni prima aveva sostenuto, il partito deve anche spiegare per quali motivi ha compiuto questa brusca inversione a U: solo sei mesi fa il delegato di Renzi Matteo Orfini difendeva Marino a spada tratta e insinuava che a chiedere le dimissioni di Marino fosse chi doveva difendere gli stessi interessi del malaffare capitolino. Se uno si vanta di essere democratico, deve mettere nel conto anche di essere trasparente ed ha l’obbligo di dare pubblicamente conto di questi repentini cambiamenti d’idee di umori. Intendiamoci: non valgono la bottiglia di vino ordinata due anni fa al ristorante o la Panda rossa in divieto, valgono ragioni serie e sostanziali di ordine politico e morale, qualora il Partito ne avesse rilevate. Io, da Orfini e compagnia, non ho udito finora alcuna spiegazione realmente convincente che possa sostenere una decisione così maledettamente seria: allearsi con le destre per sfilare la poltrona da sotto le natiche di Marino. Se questi chiarimenti non arriveranno, dovrò concludere che quel Partito millanta il titolo di democratico. E forse anche di partito.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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