Credo che la democrazia non sia solo la gente che vota i propri rappresentanti. Credo che la democrazia sia, più di ogni altra cosa, senso della misura. Il senso della misura contiene anche senso della decenza e del ridicolo. Vale per chi è stato eletto, molto di più per chi elegge. Credo anche che sintomi preoccupanti di cedimento della democrazia, più che le spiagge dove si fa apologia del fascismo, siano azioni come quella compiuta ieri dal sindaco di Olbia, Settimo Nizzi. Con un decreto da lui stesso emanato, Nizzi ha nominato se stesso al comitato di gestione dell’Autorità portuale unica della Sardegna. Un ruolo di grande importanza, in un ente cruciale per lo sviluppo della Sardegna Il decreto dice sostanzialmente che non c’è nessuno, a Olbia, che sappia più di porti e collegamenti navali quanto il sindaco, giacché la legge chiede che i rappresentanti nominati dai tre Comuni abbiano una riconosciuta competenza in materia. Per chi non lo sapesse, Nizzi di professione fa il medico ortopedico e su questa riconosciuta competenza in fatto di trasporti marittimi e collegamenti navali, riconosciuta da Settimo Nizzi a Settimo Nizzi, molto si potrebbe discutere. Resta, al di là di tutto, l’enormità di un sindaco che nomina se stesso, scelta che non so quanti precedenti possa avere nella storia della Repubblica. Ero nella sala consiliare di Livorno, diciannove anni fa, quando Olbia e la città toscana strinsero il loro gemellaggio. Nizzi, sindaco da pochi mesi, annunciò pubblicamente che si sarebbe opposto in ogni modo alla istituzione della Autorità portuale di Olbia, la cui nascita sembrava imminente. Era contrario perché prevedeva un carrozzone nel quale la politica avrebbe affondato le mani. Era il 1998. In tempi più recenti, per rafforzare il concetto, l’autorità portuale di Olbia ha avuto alla sua guida anche un presidente senza neppure un diploma di scuola superiore, ma con un passato da parlamentare nel centrodestra. La democrazia, dicevo, è soprattutto senso della misura, intesa anche come rispetto dei ruoli e della decenza. Un sindaco che decide di fare tutto da sé, ignorando competenze e professionalità presenti nel territorio, dimostra quanto straripante sia diventata l’aggressività della politica e la sua volontà di occupare ogni possibile posto di potere. Paradossalmente assecondata da quell’antipolitica che preferisce l’uomo forte alle regole. Di Nizzi, Sardegnablogger si occupò lo scorso anno, di questi tempi, quando impedì con la forza la proiezione del film sulla trattativa Stato-mafia che Sabina Guzzanti avrebbe dovuto proiettare a Olbia. Un gravissimo atto di censura, una spaventosa dimostrazione di arroganza. Se il sindaco di Olbia si spinge fino a questo, è perché capisce che la sua comunità non percepisce queste azioni come mancanza di senso della misura, della decenza, come atti contrari alla democrazia. Quando ieri ho letto la notizia del sindaco che nomina se stesso al comitato di gestione della Port Authority, l’ho mandata su un gruppo whatsapp che condivido con alcuni amici. Uno di loro mi ha risposto così: “Lui è un grande, mi ha appena asfaltato le strada di casa”. Asfalto e cemento cancellano ogni dubbio.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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