Albino chiude il segnalibro nelle pagine dell’ “Imitazione di Cristo”, stira le gambe tra le lenzuola e posa il volume sul comodino, accanto al foglio con l’elenco dei nuovi cardinali che intende nominare: “Capitarà un bel bordel, che Dio mi perdoni”, pensa con un sorriso. Si solleva su un gomito e guarda con tenerezza la copertina del libro. Bisunta e spiegazzata, è la vecchia edizione che usava da pretonzolo a Belluno. L’ha sempre voluta con sé. Due settimane fa, prima di dire al mondo che “Dio è papà, ancora di più, è madre”, lo aveva poggiato su un tavolo accanto alla finestra già aperta sulla piazza. E ne aveva sfiorato la copertina con una carezza, prima di avvicinarsi al microfono. E’ quasi mezzanotte, bisogna dormire. La camomilla è ormai tiepida. La polvere dei fiori secchi lasciata troppo a lungo nell’acqua certo avrà reso amaro l’infuso. Vorrebbe chiamare suor Vincenza per farsene preparare un’altra, ma l’immagina sonnecchiare, stanca, di guardia accanto al telefono interno. Allora ha la tentazione di non berla, la camomilla, di spegnere la luce, poggiare la testa sul cuscino e tentare di dormire senza l’aiuto di quell’imbelle Morfeo. -Ma in fondo – pensa – che differenza c’è tra un placebo e una vera medicina se il placebo funziona? E avvicina la tazza alle labbra. Bisogna proprio dormire. Domani poco dopo l’alba ci sarà il nuovo incontro con l’uomo della banca, le “Opere Religiose”. -Ciamemole cussì – pensa Albino con una smorfia scettica che si trasforma in un sorriso. Anche in quel lieve equivoco semantico il suo spirito lieve trova motivo di umorismo, nonostante la sporcizia che in questi pochi giorni di pontificato ha fatto venire a galla. E da domani si comincerà a pulirla, quella immondizia che offende Gesù. E’ vero, sembra già una vita ma dal conclave sono passati pochi giorni. Quanti? -Trentatrè, come gli anni di … Avverte un brivido, poi scuote le spalle, poggia la tazza e si segna. -Ora devento anca superstizioso Riprende la tazza e beve un sorso. Cosa ci fa mamma accanto al letto? Mamma è morta e poi non avrebbe mai avuto il coraggio di entrare in un posto come questo, povera donna. E quello lì, l’uomo della banca, perché ride in un angolo della stanza? Albino urla. -Mama, mama mia, mandelo via chel omo! La sua stessa voce lo strappa all’incubo, torna in sé, sente umido sulle guance e la nuca, sul cuscino sporco riconosce la pastina della minestra di latte che ha mangiato a cena. Alla porta bussano sempre più forte. -Santità, santità, sta bene? -Entri pure, don Diego. Il segretario lo trova seduto sul letto, si copre vergognoso con un lembo del lenzuolo le gambe nude, il petto ancora sussulta di conati ormai secchi. -Santità, ha urlato. Chiamava sua madre. -Penso anche di averla vista, don Diego mio. E non solo lei. Lo guarda con un sorriso e vede che il sacerdote fissa impietrito qualcosa ai suoi piedi. La tazza panciuta di porcellana antica si è rovesciata sullo scendiletto. Albino la raccoglie, in un’ansa della forma è rimasto un po’ di liquido. La poggia con attenzione sul comodino. Si alza e va verso la scrivania. Pensa qualcosa, torna indietro e raccoglie “L’imitazione di Cristo” poggiato accanto alla tazza. -Non si deve contaminare al contatto di quello strumento del demonio. -Allora…? -Allora penso proprio di sì, caro il mio don Diego. -Chiamo subito quel mio nipote per farla analizzare- dice con la mano sulla porta – Ma lei, qui… solo… c’è soltanto la suora qui fuori. Avverto gli Svizzeri. -No, no, don Diego, niente scandali. Cos’altro vuole che mi succeda, stanotte? Piuttosto, non so se è il caso di chiamare il suo nipote chimico. -Ma è un giovane sicuro, riservato… -Non è per questo…è che alle volte preferirei lasciarmi morire piuttosto che dovermi difendere … -Non lo dica neppure per scherzo, Santità. – Lo so, amico mio, sto bestemmiando. Vada, gli chieda di venire subito con tutta l’attrezzatura che serve. E’ quasi l’alba quando l’archiatra pontificio conclude la visita. -Io credo che tutto si sia risolto, Santità. Ha avuto numerosi e potentissimi conati di vomito, penso che le abbiano addirittura incrinato una costola, ma per esserne sicuro mi occorre una radiografia, ho già avvertito il tecnico con la macchina portatile. E comunque questi accessi le hanno provocato uno svenimento da cui si è subito ripreso. Piuttosto… mi sembra strano che un sorso di camomilla andato di traverso abbia combinato tutti questi guai… – Non è strano, professore. Sin da bambino ho sempre avuto problemi di deglutizione con simili conseguenze. -Ma, Santità, quando le ho fatto l’anamnesi di inizio pontificato questo particolare non me lo ha detto. Era importante che lo sapessi. – Desmentegato. Mi scusi. Ma ora le devo chiedere di lasciarmi. -E la radiografia? -Più tardi, non è urgente. -E, un’ultima cosa, Santo Padre, se posso permettermi: che cosa ci fa in anticamera quel mio giovane collega che so essere un promettente farmacologo? -Ah, è già qui? Una consulenza sulla pillola. Quando discuto di apertura alla contraccezione voglio sapere esattamente di che cosa parlo. L’archiatra va via poco convinto e guarda con sospetto il suo collega che viene introdotto nella stanza di Albino insieme al segretario personale. Hanno tutti e due una faccia smarrita e il medico, poco più che un ragazzo, è palesemente intimidito. -Allora? Si guardano tra di loro per lunghi attimi e alla fine don Diego rompe il silenzio. -Sono confermate le peggiori ipotesi, Santità – Si rivolge all’analista – Riferisci pure al Santo Padre. -Nell’infuso c’era una quantità impressionante di digitale, una sostanza che nella camomilla calda e fragrante non si sarebbe rivelata, ma che nel liquido freddo era tanto nauseabonda che chiunque l’avrebbe rigettata. -E cosa mi sarebbe accaduto se avessi bevuto? -Quasi certamente un acuto scompenso cardiaco dall’esito letale. – Che con i malesseri che ha avuto nei giorni scorsi sarebbe passato per fatto naturale – commenta il prete. L’analista sta per dire qualcosa, ma prima guarda lo zio che fa un cenno di assenso. -Ecco, Santità, zio Diego, vorrei comunque chiarire che un’eventuale autopsia avrebbe rivelato la vera natura della morte. Albino poggia la mano sulla spalla del giovane medico e gli da del tu, come fosse anche lui lo zio. -Sai, medego, ai papi non si fa l’autopsia. Li si imbalsama, li si mette nella cripta e poi si fa un altro papa. Piuttosto, posso contare sul tuo silenzio? -Non parlo neanche con la tortura, Santità. -Ocio, sa’! Sennò ti facio copare dagli svizzeri. Il medico ragazzo guarda smarrito lo zio che scoppia a ridere insieme ad Albino. -Va, va, medego. Qui dentro non siamo così cattivi. E a don Diego non sfugge l’ombra di tristezza negli occhi di Albino mentre dice così. Sa che non è del tutto vero. O meglio, che non è vero riguardo a tutti. E a dire bugie quel papa non è bravo. E’ trascorsa l’alba del 34° giorno di pontificato di Albino e il sole è già alto quando, al termine di un penoso colloquio, l’uomo delle “Opere Religiose” fa il biglietto per tornarsene in America. “Opere Religiose”. L’Istituto non si chiamerà più così. Il nuovo nome sarà “Banca della Povertà Evangelica”, un ossimoro che Albino ha comunicato divertito alla curia scandalizzata e che l’Osservatore Romano questa volta non può censurare perché questa e altre decisioni di Albino occupano le prime pagine di tutti i giornali del mondo. Come quando l’anno dopo Giorgio Ambrosoli sfugge con lievi ferite a uno scalcinato sicario. L’unico che il sistema bancario criminale si era potuto permettere dopo essere stato disarticolato dalla nuova “Banca dei Poveri”, come ormai tutti la chiamano. E Albino senza preavviso si presenta all’ospedale di Milano per fargli visita e felicitarsi per lo scampato pericolo. -Sa, avvocato, anch’io una volta me la son vista brutta come lei. -Cosa dice mai, Santità? -Dico, dico, ma non le dico di più. E nel 1980, in visita in Polonia, nella curia vescovile di Danzica a rumore per lo sciopero dei cantieri navali, chiama da parte il popolare e potente cardinale arcivescovo di Cracovia. -Eminenza, non è suo compito combattere il comunismo, la Chiesa di Gesù non fa politica. Smetta per cortesia di chiedere continuamente quattrini per finanziare Solidarnosc. Non si fissi su un solo sistema di oppressione. Pensi a esempio alle stragi di fratelli nell’America Latina commesse in nome della lotta al comunismo. Dietro l’ingiustizia e la violenza ci sono ovunque e sempre il potere e il denaro. Sono questi i nemici di Cristo che noi dobbiamo combattere. Infine nel 1989, quando cade il muro di Berlino, è il primo capo di Stato che varca il confine cancellato e dalla sommità del cumulo di macerie benedice i ragazzi tedeschi e quelli di tutto il mondo che ballano sulle rovine. Pochi giorni dopo in Vaticano Albino riceve l’ex arcivescovo di Cracovia, ora Primate di Polonia. -Ha visto, eminenza, bastava aspettare che la Provvidenza facesse il suo corso. -Ha ragione, Santità. Lei ha evitato che io commettessi un grosso errore. -Sono contento di sentirglielo dire. Tanto più che ora sono veramente stanco e penso che Gesù voglia concedermi di riposarmi. Ho il sospetto che ora tocchi a lei.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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