Si chiamava Sergio Ardau, veniva da Cagliari ed era emigrato a Milano negli anni sessanta. Il suo nome ai più non dirà nulla e la rete non aiuta: solo pochi cenni, per quella vita spentasi nel 2001 all’età di 61 anni, in terra straniera. Sergio Ardau può essere considerato la diciottesima vittima della strage di Piazza Fontana e sarebbe forse ora che qualcuno, in Sardegna, renda giustizia alla sua figura di uomo coraggioso. Ardau finì invischiato nella storia della Banca dell’Agricoltura per la sua amicizia con l’anarchico Pino Pinelli, misteriosamente precipitato dalla finestra della Questura di Milano mentre veniva interrogato dagli agenti del commissario Calabresi. Fino a pochi istanti prima, Pinelli sedeva accanto ad Ardau in una panchina di un corridoio del commissariato. Calabresi li aveva prelevati entrambi dal circolo di via Scaldasole, frequentato anche da Ardau: luogo di ritrovo di anarchici, sui quali erano subito ed inspiegabilmente caduti i sospetti del questore Marcello Guida. Ardau salì sull’auto della polizia assieme a Calabresi, Pinelli li seguì in motorino. Per due giorni vennero tenuti in questura, senza spiegazioni plausibili e senza che venisse loro permesso di dormire. Dopo la tragedia di Pinelli, fu proprio Ardau a ricostruire i fatti di quelle ore e a rivelare il tentativo di attribuire ogni responsabilità della strage neofascista agli anarchici. Sergio, sentendosi sotto minaccia, scappò poco dopo in Svezia, chiedendo un asilo politico regolarmente concessogli: non fu il solo anarchico italiano a riparare nel Paese nordico, in quegli anni di tensioni, morti misteriose e capri espiatori sacrificati. Poi la sua storia di esule proseguì in Francia, dove nel 1973 una mobilitazione popolare costrinse le autorità parigine a rimangiarsi il provvedimento di espulsione emesso ai danni dell’anarchico sardo. Ho provato a chiedere a Silvia e Claudia Pinelli, le figlie di Pino, se avessero avuto modo di stabilire un rapporto con Sergio Ardau, ma la loro risposta è stata negativa. Ardau rimase in Francia sino al 2001, occupandosi soprattutto di volontariato, prima di essere stroncato da un tumore ai polmoni mentre era ricoverato all’ospedale di Montpellier, il 26 aprile del 2001. Sergio pagò la sua fermezza, avendo raccontato la verità sulle ultime ore di Pinelli e sulla caccia agli anarchici, designate vittime sacrificali. La sua memoria merita di essere onorata.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo e-book "Cosa conta".
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