Ho incontrato, per mestiere, moltissimi sequestratori e pochissimi sequestrati. Puppo Troffa, scomparso il 24 maggio scorso, l’ho conosciuto solo per telefono e fu incontro davvero “incredibile”. Nel 1986 organizzammo, all’Asinara, una partita tra la Torres del presidente Rubattu che annoverava Gianfranco Zola tra i giocatori. L’attesa in carcere era elettrizzante tra i detenuti e anche tra gli agenti e i bambini che vivevano sull’isola. Era un avvenimento, probabilmente uno dei maggiori eventi “positivi” all’interno dell’isola carcere. L’organizzazione del pranzo, presso la caserma degli agenti a Cala d’Oliva, era stata “appaltata” a dei volontari che comprendevano operatori, agenti e mogli. Tutti portavano qualcosa. Ero riuscito a reperire il vino dalle cantine Sella e Mosca ma per la birra non sapevo a chi rivolgermi. Fu il Magistrato di Sorveglianza, Mario Esposito, a suggerirmi la soluzione: “Telefona a Troffa, è un mio caro amico. Fai pure il mio nome e vedrai che ci regalerà le birre senza battere ciglio”. La telefonata ebbe luogo dentro un pomeriggio assolato di Maggio, quando il levante aveva deciso che dall’isola non si poteva uscire. Il signor Troffa fu inizialmente molto gentile sino a quando non sentì il mio cognome. Me lo fece ripetere più volte e alle continue richieste, continuavo a ribadire che quello era il mio cognome e, come dire, non ne avevo altri a disposizione. Mi disse, senza darmi la possibilità di controbattere, che lui era stato sequestrato proprio da uno con lo stesso mio cognome e cominciò a raccontarmi l’episodio del suo sequestro. Fu un momento molto intenso: lo trattarono come un cane, sempre legato con le catene e il collare di ferro. Notavo, dalla telefonata, ancora molta rabbia – peraltro comprensibile – e non riuscivo a trovare una via d’uscita. Mi chiese, ad un certo punto, se nella squadra dei detenuti ci fossero anche dei sequestratori di persona: “Assolutamente no”, risposi riprendendomi dall’assolo del buon Troffa. Sentii silenzio, un sospiro e, successivamente, il Signor Troffa continuò: “E chi gioca con i delinquenti?” La risposta poteva rappresentare la fine della fornitura della birra che, davvero, sentivo ormai perduta. “Signor Troffa,” risposi con sicurezza, “Non si preoccupi, nella suqadra ci sono solo persone che hanno ucciso ma per sbaglio, qualche rapinatore ma alle banche e piccoli spacciatori”. “Tutta gente onesta”, disse Puppa Troffa. Il giorno successivo, con la Cantiello arrivarono anche dodici cassette di birra. Grazie signor Puppo Troffa. Confesso, dopo quasi trent’anni che giocò anche un sequestratore di persona. Per pochi minuti ed era calabrese. Adesso, se può mi perdoni e perdoni, soprattutto, quei sardi che hanno offuscato, per anni, con i sequestri di persona, la nostra terra. Da quelle parti, immagino, tutto sarà più lieve
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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