Nella Luna Quando ai Cervi Cadono le Corna (17 dicembre), un centinaio di Lakota Hunkpapa, scappati dalla riserva di Standing Rock dopo l’uccisione del loro capo, Toro Seduto, avvenuta due giorni prima, raggiunsero l’accampamento Lakota Miniconjou di Si Tanka, Piede Grosso, che apprese dell’uccisione del grande Capo Sioux. Quello stesso giorno il dipartimento della Guerra emanò l’ordine di arrestare Piede Grosso: anche lui inserito nella lista nera dei rivoltosi. Avvertito il pericolo, Piede Grosso radunò la sua gente, 120 uomini e 230 tra donne e bambini, e si mise in marcia diretto alla riserva di Pine Ridge per cercare la protezione di Maḣpíya Lùta, Nuvola Rossa. Lakota Oglala, ultimo dei grandi capi. Durante quella marcia nella neve alta, Piede Grosso si ammalò di polmonite, le sue coperte erano intrise del suo respiro insanguinato. Durante quella marcia, nella notte tra il 28 e il 29 dicembre 1890, vennero intercettati dalla cavalleria del Settimo Reggimento, guidata dal maggiore Samuel Whitside, sotto il comando del colonnello George A. Forsyth e condotti in un accampamento militare sul torrente Wounded Kne. L’intenzione del colonnello fu subito chiara. C’era un conto ancora aperto con i Sioux, che il 7° cavalleggeri attendeva dal 1876, quando, a Little Big Horn, 14 anni prima, i Lakota guidati in quella battaglia da Cavallo Pazzo e Gall, e gli Cheyenne di Pentola Nera, avevano annientato quel Settimo Reggimento e il suo comandante, George A. Custer. Non c’erano, da parte del colonnello, intenti di umanitario soccorso, né di giustizia: c’era voglia di vendetta. Su una piccola altura, da cui era possibile controllare l’intero campo, vennero puntati quattro cannoni Hotchkiss.
Nel gelo di quel mattino del 29 dicembre, tutti gli uomini vennero radunati al centro del campo e tenuti sotto tiro, immobili, per lunghe ore, stremati dalla fatica, dalla fame e dal freddo intenso. Ultimi scampoli di un popolo espropriato, umiliato, annientato. Derelitti appesi a brandelli di vita che, per i bianchi, gli Wasichu, aveva lo stesso valore di uno sputo. Venne dato l’ordine di requisire i fucili e ogni altra arma. Furono controllate le tende e molti uomini fatti spogliare per una più accurata perquisizione. Uccello Giallo, lo sciamano, iniziò a danzare e intonò un canto sacro. La Danza degli Spiriti, che avrebbe fatto scomparire i bianchi, che avrebbe fatto tornare i bisonti e avrebbe riportato in vita gli antichi guerrieri. Fu allora che Coyote Nero, un giovane Minneconjou, sollevò il suo Winchester sopra la testa gridando che aveva pagato molto denaro per il fucile e che apparteneva a lui. I soldati lo circondarono, lo afferrarono cercando di prenderglielo. Si seppe poi che Coyote Nero era sordo. Partì un colpo. Il fuoco delle carabine fu immediato e assordante: – Quel rumore assomigliava al suo suono della tela strappata – raccontò Penna Frusta, seguì il fuoco dei cannoni, “era come sentire lo scoppio dei fulmini”. Si combatteva corpo a corpo, gli uni senza armi, gli altri con le pistole. Quelli che cercarono di scappare erano raggiunti dai colpi dei cannoni. Nella neve gelata giaceva il corpo di Piede Grosso.
Dei 350 Lakota Miniconjou, se ne salvarono 50. Centocinquantatre cadaveri erano donne e bambini. Gran parte dei feriti morirono invece assiderati cercando di allontanarsi dal luogo del massacro. Fra i soldati vi furono venticinque morti e trentanove feriti, per lo più vittime delle loro stesse pallottole e schegge dei loro cannoni. I cadaveri vennero lasciati lì fino all’indomani, statue di ghiaccio sulle rive del torrente Wounded Knee, in quello stesso luogo dove, da qualche parte, in un posto rimasto segreto, era sepolto Cavallo Pazzo, ucciso a tradimento da una baionetta tredici anni prima. Su carri scoperti furono caricati i Lakota feriti (quattro uomini e quarantasette tra donne e bambini), giunsero a Pine Ridge che era già notte. Era il quarto giorno dopo Natale dell’anno del Signore 1890. Quando i pochi corpi straziati dei Lakota superstiti furono portati al coperto, nella chiesetta, alla luce delle candele, quelli ancora coscenti poterono osservare gli addobbi natalizi appesi alle travi del soffitto. “Da un capo allaltro del presbiterio, sopra il pulpito, campeggiava uno striscione con la scritta: PACE IN TERRA AGLI UOMINI DI BUONA VOLONTÀ.” Gli ufficiali responsabili della strage furono ricompensati con venti medaglie al valore militare. L’ultima strage era stata compiuta. La più grande democrazia d’occidente poteva ora volare sulle ali dell’aquila, sopra il cimitero di un grande popolo. Troppo pochi e poco armati per difendersi, troppi per morire.
“Quando guardo indietro, da questo alto monte della mia vecchiaia, ancora vedo le donne e i bambini massacrati. Posso vedere che con loro morì un’altra cosa, lassù, sulla neve insanguinata, e rimase sepolta sotto la tormenta. Lassù morì il sogno di un popolo. Il cerchio della nazione è rotto e i suoi frammenti sono sparsi. Il cerchio non ha più centro, e l’albero sacro è caduto.” (Alce Nero).
Non vi è alcuna speranza sulla terra, e Dio sembra averci dimenticati. Alcuni dissero di aver visto il Figlio di Dio, altri di non averlo visto…Noi dubitavamo perché non avevamo visto né Lui, né le sue opere. (Nuvola Rossa).
[fonti: North Dakota Historical Society, Smithsonian Institution; “Seppellite il mio cuore a Wounded Knee, Dee Brown]
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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