La sensibilità è questione altamente soggettiva. Guardando su National geographic un programma sugli anni duemila, seguo un’intervista al sergente dell’esercito americano Al Jassim, di origine irachena. È l’uomo che nel 2003 ha catturato Saddam Hussein. Racconta di aver preso a pugni Saddam, dopo averlo trovato nel suo tugurio sotterraneo. Mentre parla, scorrono le immagini della sua foto con la preda: Jassim tiene schiacciato a terra l’ex dittatore, premendogli un ginocchio sulla schiena. L’ex dittatore è ormai un rottame d’uomo che sanguina dalla bocca e ha lo sguardo perso nel vuoto, incapace di una qualunque reazione. L’immagine mi ricorda quella di certe foto domenicali, alla fine delle battute di caccia grossa, quando i cacciatori posano sui cinghiali appena abbattuti.
Pubblicità. Poi un avviso a caratteri cubitali precede il servizio successivo: “ATTENZIONE, LE IMMAGINI CHE SEGUONO POTREBBERO URTARE LA VOSTRA SENSIBILITÀ”.
“Cos’altro potrà urtare di più la mia sensibilità, oltre quel che ho appena visto?”, mi chiedo, pensando di cambiare canale per non rovinarmi la cena. Un attentato terroristico con brandelli di carne umana sparsi ovunque dall’eplosione? Decido di mettere alla prova il mio coraggio e resto su National Geographic.
Fuochi d’artificio, un grande palcoscenico, l’obiettivo ora passa al campo lungo e mostra uno stadio da football americano. Sul palco si strusciano un uomo bianco e una donna nera. Lui è Justin Timberlake, lei Janet Jackson. È il 2004 e le due star ballano per il pubblico del Superbowl, forse il grande spettacolo sportivo americano. Ad un certo momento del balletto, per errore, lui le strappa un lembo del vestito e Janet Jackson mostra a milioni di spettatori la sua tetta destra. Questione di un attimo, prima che il seno venga ricoperto.
Ecco, ora ho capito: era quel capezzolo che rischiava di urtare la mia sensibilità. Non le immagini di un catorcio d’uomo umiliato, percosso e deriso che, per quanto male possa aver fatto al mondo, resta sempre un essere umano col diritto alla dignità.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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