Colpa d’Alfredo è una canzone che mi ricorda i miei 21 anni, la mia radio e una ragazza che da qualche parte è andata con qualcun altro. Ma non per colpa d’Alfredo.
Il vecchio Blasco ha compiuto i suoi primi 40 anni da cantautore. Cominciò la sua carriera con un 45 giri e il nome di due donne: Jenny il lato A e Silvia il lato B. L’arrangiamento è del bravissimo Gaetano Curreri, voce a nima degli “Stadio” che continuerà il sodalizio con Vasco Rossi (sua è la musica di “Un senso”). I suoi primi album sono, rispettivamente, “Ma cosa vuoi che sia una canzone” uscito nel 1978 e “Non siamo mica gli americani” del 1979.
Io, però, di Blasco ricordo sorpattutto l’album del 1980 che ci fu recapitato in radio con una copertina bianca, anonima. La prima canzone che ascoltai fu, appunto “Colpa d’Alfredo” e rimasi come folgorato. Una delle poche canzoni dove la musica si fonde benissimo con il contenuto e dove le parole hanno il peso specifico del plot. Perché colpa d’Alfredo è un piccolo romanzo con un incipit quasi metafisico. “Ho perso un’altra occasione buona stasera e’ andata a casa con il negro, la troia! Mi son distratto un’attimo… Colpa d’Alfredo che con i suoi discorsi “seri” e inopportuni mi fa’ sciupare tutte le occasioni e prima o poi lo uccido!…Lo uccido!” E subito dopo la canzone diventa urlo, schiamazzo, rock tirato, basso ben suonato da Andrea Righi e portato quasi all’accesso. Poi, il grande Blasco ci regala un pezzo quasi rap quando, strascicante aggiunge: “L’ho vista uscire, mano nella mano, con quell’africano che non parla neanche bene l’italiano, ma si vede che si fa’ capire bene quando vuole… Tutte le sere ne accompagna a casa una diversa chissà che cosa le racconta, per me e’ la macchina che c’ha che conta!” Colpa d’Alfredo è una canzone che mi ricorda i miei 21 anni, la mia radio e una ragazza che da qualche parte è andata con qualcun altro. Ma non per colpa d’Alfredo.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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