Se fossi il capo ufficio stampa di Salvini, per neutralizzare lo smacco per il selfie del ragazzo di Tula, avrei cercato qualcuno che facesse il lavoro sporco al posto mio. Mi spiego: replicare al colpo di genio e alla freschezza del quindicenne che, accanto al faccione del leghista dice in mondovisione: “più accoglienza, più 49 milioni”, avrebbe rischiato di ritorcersi contro il Ministro della Nutella. Ovvio, no? un adulto che fa lo stizzito di fronte a un ragazzino che con due parole, per giunta garbate, lo mette all’angolo, non fa che peggiorare una situazione già incresciosa. Ma se subito dopo il ragazzo, poniamo, saltasse fuori il video di una giovane che usa lo stesso stratagemma per insultare pesantemente l’improvvido Vicepremier, e se -come sanno anche i bambini- si potesse sfruttare la viralità stessa del messaggio per oscurare l’impresa del ragazzino, perché non approfittarne? Ecco, in queste ore sta succedendo esattamente questo. Giornali sardi morbidamente schierati con la Lega, stanno già mettendo a fuoco la moda di farsi i selfie a tradimento. Ma indovinate quale tra i due messaggi viene portato ad esempio? Ovvio: quello contenente l’attacco più volgare. Così, un eventuale elettore indeciso sarà più incline a solidarizzare con la vittima, tacciando l’altro di bullismo. Per riflesso, un po’ di tenerezza potrà suscitarla anche il Salvini del primo selfie, quello educato, in cui il ragazzo di Tula gli chiedeva conto dei 49 milioni e delle sue politiche povere di pietà umana. Resta il dubbio se Salvini sia molto fortunato, se abbia solo un ufficio stampa coi controcazzi, o se semplicemente possa contare (cosa che non esclude le prime due condizioni ma magari le rafforza) sull’italica tendenza, immarcescibile anche a sinistra, di farsi folla appena se ne presenta l’occasione.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
Mi dispiace, ma io so’ io e voi non siete un…. (di Giampaolo Cassitta)
Cutolo e l’Asinara (di Giampaolo Cassitta)
Mi vuoi vedere nuda? (di Cosimo Filigheddu)
Hanno vinto i Maneskin. Anzi, no. (di Giampaolo Cassitta)
Perché abbiamo bisogno di Sanremo (di Giampaolo Cassitta)
Cari radical-chic guardate Sanremo e non fate finta di leggere Joyce. (di Giampaolo Cassitta)
Sanremo, Italia.
La mia ora di libertà (di Giampaolo Cassitta)
Capri d’agosto (di Roberta Pietrasanta)
Il caporalato, il caporale e i protettori (di Mimmia Fresu)
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