Ognuno ha le sue debolezze. C’è chi spalanca l’impermeabile davanti alle donne sole ai giardini pubblici o chi sogna per suo figlio un futuro da centurione (autorizzato) al Colosseo. Io, siccome non possiedo impermeabili e neppure figli maschi, colleziono tutte le annate di Selezione dal Reader’s Digest dal 1948 al 1962. Era un mensile stampato in Italia da Mondadori che riportava tradotti gli articoli della rivista madre americana, che era a sua volta la sintesi della parte nazionalista, imperialista e industrialista della cultura degli Stati Uniti. E’ tra le mie tante e strane collezioni perché in ogni numero ci sono delle stupende pubblicità d’epoca italiane e quindi il meglio della grafica e dell’illustrazione italiane degli anni Cinquanta, che credo siano state le più belle del mondo. Mi capita ogni tanto di leggerne un articolo e vedo come questa potente pubblicazione esportasse quella certa cultura americana nei numerosi Paesi occidentali dove era tradotta e diffusissima, contribuendo in buona misura a formarli nel rispetto e nell’imitazione del modello originale. Per fortuna sono tempi superati, un decennio abbondante di barbarie culturale spazzato via dai successivi avvenimenti e generazioni. Era l’immagine di un mondo occidentale chiuso nel suo benessere tutto sommato fragile e ancora da difendere a ogni costo contro gli assalti di un altro mondo cattivo e disperato per la fame e l’arretratezza tecnologica e politica che tentava di penetrare e distruggere la nostra civiltà sia con subdoli e insieme massivi processi di immigrazione, sia con spie che carpivano i segreti della nostra felicità per minarne le fondamenta. Quanto lontano dal nostro attuale modo di pensare. Ci sono articoli nei quali verso le persone di colore si esprime tutta la benevolenza dei vecchi e saggi uomini del Sud proprietari di immensi campi di cotone, una cristiana comprensione per la loro sfortunata condizione di inferiorità razziale, una simpatia tanto più conclamata verso quei negri educati che sapevano stare al loro posto. Atteggiamenti che adesso non potremmo tollerare. Ci sono molte pubblicità di marche di sigarette (alcune graficamente bellissime ed efficaci) e penso non casualmente compaiono articoli che mettono in dubbio, non si capisce bene in base a quali studi, le “supposizioni” sugli effetti dannosi del fumo, giudicandoli di fatto esagerati: “Basta non eccedere”. Insomma, una posizione confronti della scienza e della salute basata su ragionamenti non dimostrabili e buon senso da chiacchiere al bar. Cose d’altri tempi. Chi si sognerebbe ora di parlare con la stessa leggerezza di vaccini o di contenimento del welfare sanitario anche a costo di ridurre per la prima volta in tanti anni l’aspettativa di vita? Si trovano anche articoli in cui l’uccisione di una donna da parte di un fidanzato o un marito abbandonato è il frutto di una insopportabile sofferenza intima maschile assolutamente superiore al fastidio che la donna ha subito nel dovere morire per averla provocata. Roba incredibile, figuriamoci se ora su Facebook o altrove si leggono o sentono simili commenti. E’ addirittura del 1962, cioè più vicino nel tempo, un articolo sull’impossibilità dei “carcerati” di redimersi. Non ci contate, chi passa da quelle parti è delinquente a vita e quindi non ve ne fidate. Si dà per scontato che chiunque entri in una galera se lo merita – la giustizia è infallibile – e una volta che vi entra la cosa migliore è che vi resti per sempre perché sennò tanto riprende a rubare o a fare di peggio. Ma qual è al giorno d’oggi il politico che avrebbe il coraggio di speculare su simili sentimenti per qualche voto in più? Per fortuna non viviamo in quei tempi.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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