“Meglio un morto in casa che un pisano all’uscio” recita un antico detto fiorentino, cui i pisani sono soliti rispondere “Che Dio t’accontenti”. L’origine della massima è probabilmente da ricercarsi nel fatto che i pisani divennero gli esattori delle tasse dei fiorentini ma, aldilà delle generalizzazioni e dell’antica acredine tra città della stessa regione, lo deve aver pensato anche la 14enne senegalese, vittima degli insulti dei compagni di classe.
Con inquietante regolarità spuntano fuori episodi caratterizzati da uno schema consolidato. Anche in questo caso la struttura della storia è tristemente nota, letterine anonime fatte trovare alla vittima. Offese e minacce, insulti e denigrazione. Bullismo e razzismo che vanno in tandem, acuiti entrambi dalla spinta alla competitività e all’individualismo.
La secchiona in una classe è da sempre motivo di disturbo: arriva dove altri non osano nemmeno avvicinarsi. Il suo senso del dovere e di responsabilità infastidisce e squalifica ancor di più i fannulloni. L’essere di colore esaspera il difetto.
Ecco che allora salta fuori un cocktail esplosivo, sedimentato in anni e anni di xenofobia endogena ed esogena. Se vogliamo combatterlo dobbiamo anche accettare e riconoscere il razzismo latente che è in noi.
La paura del diverso che ci accompagna atavicamente è da affrontare, aggredire e debellare. I messaggi di gente come Salvini, Santanché, Meloni ed altri sono da affrontare, aggredire e debellare. I media che diffondono notizie ponendo l’accento sulla nazionalità sono da cestinare. “Arrestati per spaccio di droga un carrozziere romano e due albanesi” Embé? Perché l’italiano viene connotato tramite la professione e gli altri due con la nazionalità? Quegli altri due non avevano un lavoro? E allora scrivi “Arrestati per spaccio di droga un carrozziere romano e due disoccupati” Attribuire fisionomie diverse, all’interno di una stessa descrizione, è una forma di discriminazione nella quale inciampa spesso una certa frangia della nostra stampa, creando associazioni tra immigrati e criminalità. Come se gli italiani fossero tutti degli stinchi di santo, poi.
E veniamo ora agli insegnanti, perché non si sono mai accorti delle dinamiche conflittuali presenti in quella classe? L’emarginazione della vittima dal gruppo, che spesso sottende agli episodi di bullismo, è identificabile se si presta un occhio attento.
Xenofobia e bullismo sono due aspetti differenti generati da un’unica matrice: l’intolleranza.
Alcuni psicologi continuano a ripetere che è rintracciabile una stretta connessione tra atteggiamenti di stampo razzista e un rapporto conflittuale con la propria identità personale che alla fine sfocia in dilemmi di difficile risposta: – Chi sono io in rapporto all’altro? –
Ebbene, se questo è il vostro dubbio, non sprecate soldi in parcelle da pagare agli specialisti. Ve lo dico io gratis: siete degli stronzi!
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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