La prima notizia che ieri mattina ho intravisto su Facebook è stato il sensazionale ritrovamento di sei milioni di euro nascosti dentro un materasso, scovati dai carabinieri dentro la baracca di un campo Rom di Grosseto. La prima cosa che mi sono chiesto, invece, è stata: ma ci staranno sei milioni di euro, anche in pezzi da cinquecento euro, dentro un materasso?
La notizia era stata condivisa da alcuni contatti Facebook, uno dei quali la aveva a sua volta prelevata dalla bacheca di un avvocato con un passato da amministratore pubblico di destra. Nemmeno un dubbio mi ha sfiorato: se l’ha condivisa lui, che è un avvocato coi fiocchi, è certo che la notizia sia vera.
Poi ho iniziato a leggere il resoconto, pubblicato su un sito d’informazione mai sentito prima. I carabinieri di una imprecisata compagnia, allertati da una imprecisata signora, avevano perquisito un imprecisato campo Rom, trovando il materasso da sei milioni di euro su cui dormivano due bambine, durante il giorno lasciate a mendicare nel piazzale di un vicino ma imprecisato supermercato. Una balla sesquipedale: l’ha capito pure uno tonto come me! Altri siti hanno poi spiegato, in modo più dettagliato, la totale infondatezza della notizia. Persino le foto erano taroccate.
Allora sono andato sulla bacheca dell’avvocato già amministratore pubblico e, sotto al link, ho trovato alcune decine di like e una buona dose di commenti, tra i quali il suggerimento di rovesciare sui campi Rom una adeguata quantità di napalm. Qualcuno ha fatto notare che di cazzata trattavasi, ma il post è rimasto.
Odio, intolleranza, razzismo si alimentano anche attraverso la diffusione in rete di simile spazzatura. Tanto più grave se a farla circolare è gente che ha, o ha avuto, ruoli di responsabilità politica e sufficiente capacità per valutare l’attendibilità di un testo. Gente che ha potere e, fatalmente, un certo seguito. Io istituirei il reato di spaccio di bufala telematica e un’apposita Autorità di vigilanza. Condannerei i contravventori ad una pena simbolica a scopo riabilitativo. Nel caso, potrebbe bastare una settimana di servizi sociali in un campo Rom. Al nostro venditore di bufale, nei momenti di pausa, potrebbe essere concesso di dedicarsi alla ricerca di materassi imbottiti di banconote, così da dimostrare la sua innocenza.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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