Matt Taylor è un ragazzone ricoperto di tatuaggi. Usa occhiali di tendenza, frequenta i social network, si veste un pochino stravagante. A giudicare dalla sua pagina Facebook, si direbbe che ama il suo lavoro e ha tutta l’aria d’essere simpatico, brillante e divertente.
Ah, è un genio!
Mica un genio tanto per dire. È un genio della fisica. Quarantenne britannico, nato a Manor Park, Londra, si è laureato in fisica all’ Università di Liverpool e ha conseguito un dottorato in fisica dello spazio all’Imperial College di Londra, concentrandosi sulla modellazione dello spazio al plasma nella magnetosfera. Mica frizzi e lazzi!
70 è il numero delle sue pubblicazioni dove sviluppa prevalentemente il tema delle aurore. Sino al 2013, quando vince una posizione come scienziato del progetto per la missione Rosetta, quella che trapana la cometa sino a 30 metri per intenderci, e lo fa con una trivella di Finmeccanica, così per sottolineare an passant che l’Italia potrebbe essere ancora il Belpaese.
Comunque… Matt Taylor ha lavorato allo studio di questa sonda spaziale che serve a studiare la nascita del sistema solare e che rivoluziona gran parte delle teorie sinora formulate rispetto all’origine. E ci si è appassionato così tanto a questo progetto che si è tatuato il veicolo spaziale Rosetta e la robotica Philae sulla gamba. Matt ha anche una moglie, Luanne, e insieme hanno due figli.
Il 12 novembre scorso intorno alle 17,30 Philae atterra sulla cometa P67 a 511 milioni di chilometri dalla Terra e Matt insieme agli altri progettisti del team è nella sede dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea), a festeggiare lo straordinario evento. A quel punto, qualcuno dovrà pur parlare con i giornalisti, l’impresa è sensazionale. Ci va lui, così com’è. Lì nella sede del suo lavoro, con i colleghi, in una giornata come tutte le altre, a lavoro appunto. Si para davanti alle telecamere con un entusiasmo quasi adolescenziale, con una barba da Babbo Natale ancora giovane, i suoi fashion glass e udite udite una camiciona coloratissima con le sagome di alcune “pin up spaziali” disegnate sopra.
Ma è pazzo?
Così mentre lui, cercava di spiegare tecnicamente in diretta tv al mondo intero l’importanza scientifica dell’impresa spaziale che stravolgerà la scienza, il mondo intero non ascoltava una sola parola del ragazzone tatuato davanti alle telecamere per concentrarsi sulle signorine fumetto spalmate sulla sua camicia.
Il momento più atteso dopo anni di studio e progettazione è diventato il suo incubo. Quella sua camicia, magari non proprio alla moda, magari un po’ troppo pop anni ’80, non è quella che vorremmo vedere indosso al nostro uomo, ma tanto lui è sposato con Luanne e poi mica viene pagato per andare in tv e fare immagine. Lui è un fisico, vive rintanato in un laboratorio.
Ma l’universo e in particolare quello di alcune scienziate non la pensano così. Quella camicia, è stata giudicata sessista, accusata d’essere inopportuna e addirittura offensiva nei confronti delle donne. Unanime lo sdegno che si è propagato come un virus su giornali e televisioni, radio e siti. Una vera e propria lapidazione mediatica senza precedenti. Addirittura il The Guardian, autorevole quotidiano britannico, in un post pubblicato su un suo blog afferma: “L’Esa può far atterrare un robot su una cometa. Ma non riescono ancora a vedere la misoginia che hanno sotto il naso”.
L’eccentrica camicia di un nerd segna la misoginia di un uomo? Non si starà esagerando?
Ma la pubblica gogna non si può fermare. Il movimento, o meglio, l’esercito delle femministe non interrompe la sua guerra e così il malcapitato scienziato a cui dovremmo dire grazie è costretto al pietoso gesto: chiedere perdono in diretta tv. Davanti alla violenza mediatica e alle accuse infamanti contro di lui non ha avuto altra scelta se non quella di arrendersi. Mortificato ha detto: “Ho fatto un grande errore e ho offeso molte persone. Sono molto dispiaciuto di questo” ed è scoppiato in lacrime.
Come la sua camicia possa aver offeso le donne, è difficile da capire come e se non più dell’astrofisica di cui parlava Matt e a cui nessuno ha prestato attenzione.
Sono questi i messaggi che chi è impegnato a combattere la discriminazione di genere fa passare relativamente al proprio impegno sul delicato argomento?
Nel caso di Matt Taylor è proprio il caso di dire: quando il dito indica la luna, gli imbecilli guardano il dito.
Giornalista, editorialista, opinionista, turista, altrimenti non si spiega come possa collaborare da sempre con gruppi editoriali, festival letterari, teatri, istituzioni. A tempo perso ha imparato a fare l’ufficio stampa, la blogger, l’insegnante, la PR, l’organizzatrice, il mestolo di una grande pignatta in cui sobbollono tendenze di comunicazione, arte, moda, politica e antipolitica. Questa scrive, forse bene ma non di tutto, ed entra a far parte della redazione di SARDEGNAblogger perché se la sa tirare.
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