Da ragazzo ho fatto parecchie cose di cui ora mi vergogno, una di queste era ballare in discoteca. C’era però un’atmosfera in quel capannone trasformato dai fratelli Pirino in “balera” che ti faceva sentire Tony Manero anche se eri un pezzo di legno.
Le pomeridiane allo Zoom iniziavano il giorno della befana e continuavano fino a primavera.
Il rito per me iniziava la domenica mattina quando facevo il giro degli armadi per cercare l’outlet perfetto coi vestiti dei miei fratelli più grandi.
Vestiario che faceva impallidire anche Cristiano Malgioglio, felpa El Charro tre taglie più grandi con maglioncino sotto che appena iniziavi a ballare sudavi come una capra tibetana, pantaloni Roy Rogers a tubo, sempre di mio fratello grande, e infine un montone in similpelle sciallato che non mi ricordo di chi fosse. L’unica cosa mia erano le scarpe Soldini nere, che quanto a puzza sembravano lo stabilimento del fenolo dell’Eni.
Comunque, pronto per andare a ballare, coi miei amici appena arrivati allo Zoom ci dividevamo e cominciavamo a cercare le ragazze della scuola per vedere se erano tanto disinibite come raccontavano.
Prima di ballare si faceva il giro di ricognizione per adocchiare la tipa che ti interessava e ballare vicino a lei per strapparle almeno un sorriso, poi mi renderò conto che quel sorriso era di compassione, e mentre lei si dimenava sulle note di Paris Latino di Bandolero, io cercavo di starle dietro con scarsissimi risultati. Il bello è che io mi credevo molto sciolto ma in realtà avevo le movenze di un carrello del Conad con la ruota inceppata.
Però ero sicuro di me, e quando arrivava l’ora del lento lei puntualmente si avvinghiava ad un altro, e sulla struggente “Every beat of my heart” di Rod Stewart partiva il lingua in bocca.
Poco male, toccava affogare i dispiaceri nell’alcool e al bar con gli amici per fare i fighi ordinavamo chi L’angelo azzurro, chi il Coca Buton e chi il cocktail più anni 80 di tutti: il Ginfizz… una miscela imbevibile per noi ragazzi, ma che ci faceva sentire come Jerry Calà in Yuppies.
Il resto della serata passava a fare i cerchi umani ai ragazzi bravi nella break dance, e a saltellare su The final countdown degli Europe.
Verso le 20 si andava via e si mangiava la pizzetta da Fresu pensando all’indomani a scuola, alla prossima settimana sempre allo Zoom, e soprattutto alla sussa di mio fratello quando si accorge che ho messo i suoi vestiti e li ho impregnati dal fumo di sigaretta.
Il resto è storia.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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