Chiediamoci perché un padre decida di uccidere i suoi bambini e togliersi la vita. Chiediamoci se tutto questo può avere un senso, se può essere tracciato in qualche modo nelle strade di una vita “normale” come lo era sino al giorno prima. Chiediamoci perché manda un messaggio alla ormai ex moglie con su scritto “non li rivedrai mai più”. Chiediamoci perché dietro una facciata apparentemente “normale” accada l’inverosimile. Chi era questo padre che ha ucciso Elena e Diego, gemelli di dodici anni. Un padre che li ha visti nascere e li ha fatti crescere sino ad un certo punto. Ha visto spuntare i loro primi dentini, ha sentito le prime parole che, forse, sono state mamma e papà o viceversa; li ha aiutati nei primi passi, ha acquistato loro un triciclo, ha cantato ai loro compleanni, li ha fotografati e postati su facebook. Chiediamoci se quest’uomo, questo padre, questo cristiano (nel senso più intenso e alto del termine) si sia posto almeno una domanda, un interrogativo, abbia avuto una pausa di riflessione e si sia chiesto: “Cosa sto facendo?” E, soprattutto, perché? A vederla da fuori sembra la classica storia finita male, quella di due persone che si lasciano con la solita coda terribilmente “maschia”, quella che non accetta l’abbandono, quella che ancora crede di detenere la proprietà degli altri. Della moglie e dei figli. Questi uomini che non hanno compreso che i figli li abbiamo solo in prestito, sono soltanto il riflesso della nostra vita ma, per fortuna, hanno la possibilità, la voglia e il dovere di costruirsene una lontano dai riflettori genitoriali. Questi uomini così piccoli, miseri e laconicamente svuotati, invertebrati senza emozioni che vogliono risolvere tutto sbattendo i piedi sul banco, usare la rabbia come soluzione a tutti i mali. Come se fosse giusto, come se fosse l’unica cosa al mondo da fare. Questi uomini sorridenti, che portano le torte con i cuori il giorno di San Valentino, che non meritano rispetto. Chiediamoci, a questo punto se questo padre che ha ucciso barbaramente e con terribile cattiveria due bambini è un uomo. Chiediamocelo e proviamo a considerare che non esistono solo i femminicidi puri, ma esistono – e questo è il caso – femminicidi di riflesso. Questo padre sconsiderato ha ucciso i figli per colpire la donna, per punirla e lo ha fatto nella maniera più bieca, più assurda, più cattiva e crudele: l’ha uccisa mutilandola nell’anima. L’ha costretta a sopravvivere alla morte dei suoi figli, le ha negato la gioia di vedere crescere un pezzo del suo universo l’universo. Chiediamoci se questo è un uomo.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.020 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design